A Nord del Destino

A Nord del Destino
nuovo romanzo ordinabile sul sito Edizioni Convalle e su Amazon

mercoledì 20 settembre 2023

Numero 446 - Risultati GARA LAMPO - 20 settembre 2023


Il 14 settembre 2023 si è svolta – in diretta Facebook – la finale della GARA LAMPO lanciata da Edizioni Convalle.
I partecipanti avevano una manciata di giorni per scrivere un breve racconto dal carattere URBANO, cioè ambientato in una città (meglio se una metropoli). Si doveva “sentire” l’anima, il ritmo, la vita della città che offre sempre grandi spunti.
Durante la diretta ho letto tutti i racconti in gara – 31 – e alla fine della lettura, avendo valutato diversi elementi per ogni elaborato, ho stabilito la classifica dei primi tre. Ho assegnato anche due Menzioni.
Faccio i complimenti a tutti coloro che hanno partecipato perché mettersi in gioco è sempre un atto di coraggio, ma anche una bella occasione per chi ama scrivere.
 
A seguire i racconti premiati. Partiamo dal 1° classificato e poi a scendere fino alle menzioni.
 
Buona lettura!

 


PRIMO CLASSIFICATO
STEFANO BUZZI
 
DIVERSO


Immobile.
Resto immobile.
In mezzo a tutti questi grattacieli non posso che restare fermo e respirare. Vedo la gente che corre frenetica, che sale e scende dalle scale della metropolitana, che si infila negli uffici e che ordina ciambelle agli angoli delle strade.
Sento il rumore dei taxi che attendono impazienti il verde al semaforo, il concerto dei clacson dei veicoli che provano a farsi spazio e il brusio dei tabelloni pubblicitari che cantano canzoni nella piazza più famosa del mondo.
E poi ancora, annuso. L’odore dei sandwich che cuociono nei baracchini vicino ai marciapiedi, il vapore acqueo dei getti che fumano su dai tombini per via del teleriscaldamento e, prestando molta attenzione, quasi chiudendo gli occhi, il sale del mare che avvolge la Grande Mela.
E resto immobile.
Inerme davanti a tutta questa cartolina che rende New York una città riconoscibile anche solo dai piccoli dettagli.
Poi, di colpo, mi domando cosa ci faccio qui?
Così diverso da tutta questa frenesia, così musica classica in questo oceano di rumore. Me lo chiedo con l’orgoglio di chi sa di trovarsi comunque nel posto giusto. Nel suo agognato angolo di mondo.
E allora abbraccio idealmente tutto ciò che mi circonda e lo avvolgo con il mio respiro che spingo giù fino a raggiungere la statua che sorregge la torcia. Fino alla libertà.
Libertà che qui, come in nessun altro posto sul pianeta, ti permette di essere diverso. Qui dove diverso diventa normalità. Dove quando si accendono le luci alle finestre dei palazzi che puntano al cielo, posso anche permettermi di dormire, a dispetto di una Manhattan che per definizione non dorme mai.
E allora, anche per questo, vivo un grande amore e sposo ogni giorno la metropoli, perché anch’io sono New York.
Io che sono Central Park.

 §§§



SECONDO CLASSIFICATO
BARBARA ROMANO
 
SEDICI MINUTI

 


In quella grigia mattina di ottobre la pioggia cadeva incessante sulla città che si risvegliava.
Nel caos del traffico milanese, amplificato dal disagio dell’acquazzone, tutti avevano fretta di raggiungere la loro destinazione.
Le automobili scivolavano sull’asfalto luccicante, sollevando ondate di acqua sporca.
Sara correva in direzione della stazione della metropolitana M1 di Piazzale Loreto.
Quel giorno avrebbe dovuto sostenere l’ultimo esame universitario per poter quindi discutere la tesi, ma era rimasta intrappolata nel vecchio ascensore per un lasso di tempo che le era parso interminabile, prima che il portiere riuscisse a liberarla.
Dovevo scendere le scale a piedi, pensò mentre oltrepassava i tornelli e sfrecciava in direzione dei binari.
Il cartello luminoso che pendeva dal soffitto annunciò che il convoglio successivo, a causa di un problema tecnico, sarebbe arrivato dopo sedici minuti.
Ci mancava anche questa… Sospirò tra sé.

Hina camminava lentamente, fissando l’asfalto, incurante delle raffiche di vento e pioggia. Ripensava all’ennesima discussione avuta la sera precedente con i suoi genitori. Non voleva sposare un uomo che non conosceva, tanto più vecchio di lei, solo perché ricco e di origine pakistana, come la sua famiglia.
Con una calma glaciale imboccò l’entrata della linea rossa da Corso Buenos Aires, arrivando alla banchina del treno. Notò il cartello luminoso che indicava un ritardo di sedici minuti.

Mancano ancora sedici minuti, pensò Sara.
Mancano solo sedici minuti, pensò Hina.

Poi, nel buio del tunnel apparvero due fari luminosi e si udì lo sferragliare lungo le rotaie.
Hina si avvicinò al bordo del marciapiede, sfiorando con lo guardo assente Sara, che si trovava accanto a lei.
Fu questione di un attimo.
Sara che afferrava Hina un istante prima che si lanciasse nel vuoto. Sara che abbracciava stretta Hina, come se non volesse più lasciarla andare. Hina che piangeva sulla spalla di Sara.
Mentre il vagone chiudeva le porte, riprendendo indifferente il suo viaggio.

 §§§



 


TERZO CLASSIFICATO
ANTONIO VALLOGINI
 
OSSESSIONE
 


Cristallizzato dietro ai vetri, dal primo piano del suo ufficio, li cercava disperatamente, tra la gente. 
Cercava quegli occhi celesti che il giorno prima lo avevano fulminato, nell'andirivieni all'uscita del metrò, prima che la folla lo trasportasse sull'onda della frenesia, fra semafori dai tempi impossibili, auto insofferenti nei confronti dei pedoni, rumori di smog e grigie isterie.
Cercava quella pelle di porcellana, quei capelli neri sparsi sulle spalle alla fermata dell'autobus, in mezzo a volti inchiodati sui cellulari, sguardi persi su riviste sfogliate meccanicamente e nelle corse a perdifiato di chi quel mezzo lo avrebbe perso, per un soffio.
Come perso era lui, in quella follia nella follia, nel ricercare l'ago in un pagliaio che si disfa a velocità assurde, senza concedere ossigeno a batticuori che vadano oltre un attraversamento pedonale con l'arancione.
Poi, proprio mentre si stava voltando per tornare alla scrivania, la scorse: vestita di verde speranza, immobile innanzi al bar delle volatili colazioni.
A rotta di collo fece la rampa di scale che lo separava dall'uscita e in un battibaleno si trovò sepolto dall'indifferente moltitudine cittadina, che tutto fagocita; giunto all'uscio del locale un profumo di vaniglia, rapido quanto un addio clandestino, aveva preso il posto della graziosa fanciulla, sfuggita per la seconda volta, risucchiata dal caos di quella città che ora lui ferocemente odiava, dal più profondo del suo Essere.

 §§§

MENZIONI SPECIALI

 


Stefania P. Nosnan
Fredda Saint Louis


 
Saint Louis di notte aveva un fascino particolare e nel buio si potevano sentire mille respiri e mille pensieri. I passi affrettati e strascinati di un uomo fecero scappare i piccoli roditori che popolavano la via del centro città. Le gocce di sangue che scivolavano lungo il braccio lasciavano un’indelebile scia sull’asfalto.
Con un sospiro di rassegnazione Victor Caruso si appoggiò al muro di un palazzo in mattoni ed estrasse un fazzoletto bianco, che arrotolò come meglio poté e lo avvolse attorno alla ferita. Cercò di fare un nodo stretto che gli bloccasse la circolazione, ma i movimenti erano goffi e impacciati.
Nella sua misera vita era sempre stato lui a trovarsi dalla parte del vincente o dell’arma fumante; invece, questa volta aveva visto in faccia la bocca di fuoco della pistola.
Il mondo si è capovolto, pensò con un sorriso beffardo. Alzò lo sguardo per ammirare quelle insegne luminose che donavano un sinistro colore alla viuzza nella quale si era rifugiato. Il ritmato e fastidioso lampeggiare del neon rendevano l’atmosfera retrò.
Sicuramente ho i minuti contati, meditò mentre scivolava sulla fredda e sporca pavimentazione. Non avrebbe mai pensato di morire in quel modo disonorevole, proprio lui che aveva servito il suo capo da quando aveva quattordici anni. Invece, nell’ultimo anno tutto era cambiato e da essere il braccio destro di Alfredo Miles si era visto appellare come una maledetta spia della polizia. Qualcuno lo aveva incastrato e lui, come un novellino, era caduto dentro la trappola.
Dei passi smorzati dalle suole di gomma si fecero più vicini. Victor alzò la testa e guardò il suo antagonista e assassino.
«Hai avuto quello che volevi?» domandò.
«Sì, dopo che ti avrò ucciso» replicò l’uomo e senza attendere oltre puntò la pistola alla testa di Victor e fece fuoco.

 §§§



Elisabetta Motta
Innamorarsi di Venezia
 

Il vaporetto si ferma. Scendo sulla banchina trascinando il mio trolley. Non mi pare vero di essere a Venezia. Ho sempre letto di questa straordinaria città sui libri e ho ammirato i suoi scorci in foto e cartoline. Ma adesso le sue bellezze sono attorno a me.
Una densa caligine avvolge i tetti e rende ovattati i rumori di sottofondo. Gli antichi palazzi si rispecchiano nella laguna, con le loro bifore e la facciate che sembrano dei merletti riccamente lavorati.
E le calli sono così strette da impedire quasi il passaggio di chi le attraversa. Le vetrine dei negozi espongono maschere e abiti d’epoca in un tripudio di colori, broccati e passamanerie, brillantini e piume. Non è il periodo in cui si celebra il famoso Carnevale, eppure la città sembra in festa.
Seguo la mappa stampata sul voucher dell’hotel, stretto nella mia mano. Le indicazioni mi dicono che devo superare solo due ponti per giungere a destinazione. Sono quasi arrivata.
Mi soffermo in cima a una rampa ad ammirare il canale. Le acque piatte sono smosse da una gondola che arriva silenziosa. I due giovani innamorati che trasporta forse sono due sposi in viaggio di nozze. Chissà…
Mi appresto a scendere la successiva rampa e supero il secondo ponte. Qui i negozi sono radi, ma ci sono tipiche trattorie e abitazioni dalle cui finestre illuminate s’intravedono stucchi, ricchi tendaggi, suggestivi soffitti a cassettoni e preziosi lampadari di Murano.

Ecco il civico 41. Mi fermo davanti al massiccio portone dell’antico palazzo e suono il campanello di lucido ottone. La porta si spalanca e varco la soglia, lasciandomi alle spalle gli ultimi bagliori di quella giornata grigia e umida per essere accolta dalla calda atmosfera di quell’interno veneziano

Per ascoltare tutti i testi in gara letti da me e le motivazioni relative primi classificati, cliccate qui:

https://www.facebook.com/solobelleopere/videos/1341555840048142

Si ringrazia Agorà letterario – rivista sfogliabile on line – per aver omaggiato il primo classificato di un’intervista.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle



    

sabato 26 agosto 2023

Numero 445 - Parlo di me: Andrea Cerra - 26 Agosto 2023



Chi sono? A essere sincero con voi, non ne ho la minima idea. Quel che posso dirvi è che fin da ragazzino l’avventura e il mistero mi hanno sempre attratto, a volte in modo quasi ossessivo. Ricordo di essere entrato più volte in ospedali e fabbriche abbandonate, alla ricerca di qualcosa che non avevo mai visto o di emozioni mai provate. Avevo tanta voglia di scoprire e forse per questo motivo, i miei personaggi preferiti sono sempre stati Indiana Jones e Dirk Pitt (di Clive Cussler).

In gioventù passavo molto tempo coi miei nonni, soprattutto nel periodo estivo, quando le scuole erano chiuse e i miei lavoravano. Fu proprio in uno di quei pomeriggi che, per via della pioggia, mi ritrovai da solo al secondo piano di casa loro, a cercare qualcosa per passare il tempo. Sulla libreria vidi una serie di piccoli libri gialli che riportavano tutti lo stesso nome: Agatha Christie. Le copertine mi piacquero subito e decisi di sfogliarne qualcuno. Infine, ne trovai uno che sembrava fare al caso mio perché erano racconti brevi e avrei forse potuto finirne un paio velocemente: "Tre topolini ciechi ed altre storie". Quello fu per me il momento in cui la lettura divenne più attraente. Avevo deciso in autonomia di leggere qualcosa, senza che qualcuno mi obbligasse a farlo. Nel giro di poco tempo, oltre a consumare tutto di Agatha, iniziai a comprare fumetti, tanti fumetti (eh sì, devo precisare che sono sempre stato molto pigro!) e infine, crescendo, tanti romanzi.

La scrittura invece, è stato qualcosa che è arrivato col tempo, un desiderio di esprimermi sbocciato solo dopo un grave incidente che mi ha... Beh, questo forse ve lo racconterò un’altra volta.

Dicevamo della scrittura: ricordo che a scuola, durante i temi, non scrivevo mai in brutta copia come tutti i miei compagni. Passavo la prima ora a cazzeggiare (si può dire vero?), poi iniziavo a scrivere a penna e consegnavo dopo venti minuti. Non ho mai preso un’insufficienza. Ero fortunato, perché non dovevo sforzarmi e non dovevo studiare (infatti sceglievo sempre come argomento “Tema libero”). Ma mai e poi mai avrei potuto immaginare di poter scrivere un libro… Ricordate? Pigro all’ennesima potenza! Figuriamoci trovare qualcuno che lo pubblicasse (grazie Ste!).

Ma passiamo invece al mio lato più intimo. Da bambino, come credo tutti a quell’età, sognavo a occhi aperti. Crescendo la razionalità ha preso il sopravvento e dopo ciò che mi è accaduto, il mio pensiero è scivolato fino al limite del cinismo. Ovviamente è una cosa che devo tenere a bada, non tanto per una questione morale, ma solo per non ferire eccessivamente le persone che mi circondano.

Mi spiace aver scritto poco di me ma, credetemi, è la parte che più mi rappresenta. Quella in cui sono io, senza tanti condizionamenti esterni. E se considerata noiosa questa fetta di me, vi garantisco che il resto sarebbe stato peggio.

Andrea Cerra

P.S. A proposito, non dimenticatevi mai di farvi un bicchiere di vino ogni tanto, perché una bottiglia di vino, contiene più filosofia che tutti i libri del mondo (Louis Pasteur).



E adesso la parola all'editrice ;-)

Allora (mi sto rivolgendo ad Andrea), cos'è tutta questa confidenza? ...Grazie, Ste!...

Scherzo, naturalmente :-)

Sapete che non sono una persona che si formalizza, né si mette dall'altra parte della scrivania. Anzi, tutto il contrario e quindi sono molto contenta quando con i miei autori si instaura un rapporto di simpatia e spontaneo: si lavora meglio, no?

Ma torniamo al protagonista di questo numero: Andrea Cerra.
Un giorno la Brassotti Agency e Associati mi ha proposto l'opera di Andrea: "Privato S."

Da lì è partito tutto: le mie preziose collaboratrici del Team l'hanno letto e valutato, me l'hanno raccontato e ne abbiamo parlato insieme. Insomma: è stato promosso (e non è facile per niente che questo avvenga). Così il romanzo è stato affidato a Silvana Da Roit (autrice e editor del team) che l'ha fatto brillare. E poi, e poi, e poi, tutto il resto che non vi sto qui a dire, ma il romanzo è arrivato bello come il sole per inziare il lungo viaggio per farsi conoscere.

Solo per dire due parole sull'opera: a me è piaciuta tanto! Andrea ha una bella penna e ha scritto un thriller per niente banale e fuori dagli schemi dei tanti che circolano. 

Voglio concentrarmi più su di lui: l'uomo.

Ci conosciamo da poco, ma il feeling è stato immediato.
Di lui mi piacciono l'estrema gentilezza, il garbo con il quale mi fa i trilioni di messaggi (:-D). Per come si pone - senza essere pretenzioso e con la testa sulle spalle - è un piacere portare avanti insieme la sua opera.
Poi è pure simpatico!
E' un po' misterioso, come avrete capito ;-) ed è anche pigro! Anche questo corrisponde a verità. Quindi è un uomo sincero: ué, ma ce l'ha tutte lui le qualità? 
Insomma, gli auguro un luminoso percorso nella scrittura, ha tutti i numeri per sfornare altre belle opere e per crescere in questo difficile mondo editoriale.

Quindi, caro Andrea, continua a scrivere e a metterti in gioco con estrema umiltà come hai fatto fino a qui.

Che altro dire... Vediamo come comincia questo thriller?


Se non l'avete, non vi resta altro da fare che ordinarlo qui:
https://edizioniconvalle.com/product/27520097/privato-s-


Alla prossima
dalla vostra 
Stefania Convalle



 


lunedì 14 agosto 2023

Numero 444 - Il Premio Letterario "Dentro l'amore" è tornato! Il bando della settima edizione - 14 Agosto 2023


It's TIME.
Il Premio Letterario "Dentro L'amore" è tornato.
Detto così fa quasi paura ;-)
Prendetevi qualche minuto per leggere questo numero del Blog dove vi parlo della settima edizione del Premio partita da qualche settimana. Vi darò alcune dritte per le varie sezioni, quindi magari vi può essere utile.
Intanto vi dico la mia sul perché sia importante partecipare ai premi letterari:
1) è un modo per mettersi in gioco
2) è un modo per confrontarsi con altri autori
3) è un modo per farsi conoscere, soprattutto in caso di vittoria o buon piazzamento
4) è divertente, stimolante!
Quindi, mettetevi all'opera perché, come sapete, ho pensato per voi ad alcune sezioni difficili, altrimenti che sfida è?
Bene. Intanto vi dico che l'intero bando lo potete leggere nel sito di Edizioni Convalle: www.edizioniconvalle.com
Qui vi darò alcune informazioni, ma poi è meglio leggerlo per benino nel sito indicato.
Comunque, entriamo nel vivo di questo numero. Dopo alcuni anni (dal 2015 - prima edizione) il Premio Letterario diventa itinerante: cosa significa?
Significa che mi piace l'idea di portare la serata finale delle edizioni che verranno, a partire da questa, in giro per l'Italia per conoscere luoghi più o meno famosi. Da qui l'idea, inoltre, di dedicare alcune sezioni alla città, cittadina o paese ospitante. La scrittura deve viaggiare, in tutti i sensi.
Per cominciare questo nuovo percorso, abbiamo deciso di partire dal Nord e la località prescelta è stata Domodossola, cittadina tanto tanto tanto carina e caratteristica!
Qui, insieme a Silvana Da Roit (autrice di Edizioni Convalle, ma anche mia collaboratrice, fa parte del Team costituito dai miei Angeli Custodi) abbiamo gettato le basi di quella che sarà la serata finale, il 16 Marzo 2024. Ma di questo parleremo più avanti. Ora concentriamoci sul bando.

Intanto, occhio! La scadenza per inviare i propri elaborati è lontana - 15 Dicembre 2023 - ma il tempo corre e quindi non aspettate gli ultimi momenti, anche perché, ricordatevelo sempre, i giurati devono avere il tempo di leggere e valutare con calma. 
Quindi, non indugiate e mettete il turbo!

Entriamo nel merito del bando.

Il tema è libero, e questa è già una bella notizia: potete sbizzarrirvi!

SEZIONE A
RACCONTO inedito
Massimo 1000 parole

SEZIONE B
POESIA inedita
Massimo 40 versi

Per queste due sezioni non c'è molto da spiegare in quanto il tema è libero e quindi potete lasciar correre la fantasia e le idee.

Invece sulla SEZIONE C spendo qualche parola.
Si potrà partecipare con una racconto (massimo 1000 parole) o una poesia (massimo 40 versi), INEDITI, che abbiano come ambientazione Domodossola e/o la Val D'ossola.
E voi direte: ma come posso fare se non ho mai visto questi posti?
Eh, chi scrive deve affidarsi alla fantasia, all'informazione. Neppure io sono stata mai a New York, però ci ho ambientato parti di alcuni miei romanzi ;-)
Quindi, se siete della zona indicata, beh, tutto è più facile. Non dovrà essere qualcosa che assomiglia a una guida turistica, mi raccomando! Domodossola o la Val D'Ossola dovranno costituire l'ambientazione dell'opera, il quadro dove si inseriscono le scene. Se non conosciamo i luoghi, si possono andare a cercare delle fotografie, delle immagini, leggere la storia di questi luoghi e trovare, dunque, l'ispirazione.
Una sfida, appunto! 

La SEZIONE D è riservata agli alunni della scuola secondaria di 1° grado dell'istituto Gisella Floreanini di Domodossola, e quindi non mi dilungo: gli interessati saranno guidati dalla carissima Dirigente scolastica. In bocca al lupo a questi coraggiosi ragazzini che si sfideranno con le rispettive doti artistiche.

Invece voglio soffermarmi sulla SEZIONE E.
Eh, questa è davvero difficile, lo ammetto.
Dovrete scrivere una LETTERA a un destinatario di fantasia partendo dalla domanda: Perché scrivi?
Quindi dovrete far finta di scrivere una lettera a qualcuno che presumibilmente vi avrebbe chiesto perché scrivi.
Scrivere una lettera impostata in questo modo non è affatto facile e, diciamolo, non è per tutti. Qui ci vuole un po' di esperienza nella scrittura, bisogna conoscere la tecnica per volgerla a proprio favore in questa sfida. 
Dimostratemi di avere dei numeri per affrontare una sezione così particolare;-)
La lettera dovrà essere INEDITA e di massimo 600 parole.

Andiamo avanti.
Ultime due sezioni.

SEZIONE F
Narrativa inedita
Potranno partecipare a questa sezioni autori che hanno romanzi o raccolte di racconti mai pubblicate prima, in cerca di editore.
Il primo classificato vincerà la pubblicazione e altri premi.
Voglio sottolineare, però, che tutte le opere verranno lette e valutate e se dovessero esserci manoscritti di nostro interesse, faremo comunque una proposta di pubblicazione. Certo, il primo avrà l'onore di aver vinto e anche i premi correlati, ma tutti coloro che si iscriveranno a questa sezione saranno valutati. Questo perché potrebbero arrivare diverse opere di valore e sarebbe un peccato non considerarle.


SEZIONE G 
Narrativa edita
Potranno partecipare a questa sezione opere già pubblicate, anche in self. 
Sono ammessi romanzi e/0 raccolte di racconti.
Perché partecipare a questa sezione se avete già pubblicato?
Perché se vincete avrete un bel premio che vi aiuterà nella divulgazione della vostra opera.
E poi, volete mettere la soddisfazione? Anche di ricevere (solo) una menzione?
Io stessa partecipo a tanti premi con le mie opere edite e le soddisfazioni sono state davvero molte. Non da ultimo, l'apprezzamento da parte dei componenti delle varie giurie che non mi conoscevano.

Bene, queste le sezioni.
Per quanto riguarda i premi vari  e le modalità per iscriversi, vi rimando al sito www.edizioniconvalle.com dove potrete trovare tutte le informazioni.
Posso solo dirvi che i premi sono belli e di prestigio, e soprattutto utili per chi scrive.

Vi ricordo che si può partecipare a una o a più sezioni.

Sono stata esauriente? Ditemelo in un commento, grazie!

Due parole sulle giurie che condividono con me questa avventura. Le giurie sono tre, ma come sono suddivise lo leggerete nel bando, però voglio ringraziare i giurati storici che sono con me da tempo: Emma Barberis (poetessa e autrice), Francesco Meccariello (intellettualone! e autore), Nello Evangelisti (poeta, autore, studioso). 
Benvenuto, invece, ai nuovi giurati che si accingono a fare questa esperienza: Cinzia Baroni (autrice, lettrice editoriale) Laura Beretta (lettrice), Raffaella Bianchi (Blogger di A mente acida), Anna Calì (giornalista, recensitrice), Silvana Da Roit (autrice, editor), Rosalinda Di Noia (blogger di Progetto Almax), Tiziana Mazza (Autrice, editor), Tania Mignani (autrice, lettrice editoriale), Stefania P. Nosnan (autrice, coordinatrice agenzia letteraria), Maria Rita Sanna (autrice, editor), Alice Spagnoli (libraia). Ci sarò anch'io nella giuria che valuterà le opere per la sezione E, in quanto editrice dell'opera che verrà pubblicata in quanto vincitrice.

Prima di lasciarvi alla scrittura, perché immagino che sarete già col foglio in mano dopo tutto questo spiegone ;-), desidero ringraziare due Sponsor: Brassotti Agency & Associati e Optima Agency.

Un ringraziamento specialissimo all'associazione culturale Società di Mutuo Soccorso E.T.S. che supporta questa edizione del Premio.
Grazie, inoltre, al Comune della Città di Domodossola che ha concesso il Patrocinio.

Basta, basta, la smetto! Andate a scrivere!

Ci aggiorniamo al numero del blog che scriverò in prossimità della serata finale che sarà, come sempre, qualcosa di speciale e inusuale (chi mi conosce, lo sa :-D).

Ma avete letto fino in fondo? Davvero? Ma siete degli eroi ;-)



Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle



martedì 23 maggio 2023

Numero 443 - Sono mancato all'affetto dei miei cari di Andrea Vitali - 23 Maggio 2023


 

Non avevo mai letto niente di Andrea Vitali, anche se l'ho conosciuto qualche anno fa e l'avevo trovato parecchio simpatico: uomo ironico e intelligente. 

Mi ero fatta, però, un'idea diversa da quello che ho trovato leggendo "Sono mancato all'affetto dei miei cari" (Einaudi).

All'inizio sono rimasta un po' disorientata dal tipo di scrittura, molto disinvolta. Da un lato mi spingeva a proseguire, dall'altro mi affaticava, ma credo che dipendesse solo dalla mancata suddivisione in capitoli che, almeno a me, crea un po' di fastidio.

Un lungo monologo.

Parla lui, il protagonista, padre di famiglia nella provincia lombarda, nel periodo che si può collocare negli anni sessanta/settanta. Titolare di una Ferramenta che spera di lasciare ai figli maschi, l'Alberto e l'Ercolino, i quali, per una ragione o per l'altra gli procureranno delle belle gatte da pelare. Non è da meno la figlia femmina, l'Alice, e anche la moglie fa la sua parte per rendergli la vita difficile. Il quadro di una famiglia perfettamente descritto, dove il tema principale è dettato dal rapporto coi figli, difficili da comprendere a lui, lavoratore instancabile, senza sogni se non quello di vedere quello che ha creato con sacrifici proseguire dopo la sua dipartita.

Uno stile brillante, ironico, ma molto molto molto amaro. 

Impossibile non affezionarsi a questo eroe della vita quotidiana, viene voglia di dargli una pacca sulla spalla man mano che deve subire le conseguenze dei vari colpi di testa e decisioni dei suoi ragazzi. 

E la conclusione, l'ultima frase che si ricongiunge col titolo, strappa un momento di commozione al lettore, anche se Andrea Vitali non indugia sul momento drammatico.

Uno stile che è un'arrampicata su una parete, senza appigli, direi innovativo. Si sorride parecchio, si corre lungo le pagine assecondando il modo di raccontare i fatti del protagonista, ma alla fine, anche se si arriva all'ultima pagina col respiro affannato, si chiude il libro con il desiderio di rivolgere un complimento allo scrittore. 

Una lettura che consiglio.



Alla prossima 
dalla vostra
Stefania Convalle




domenica 23 aprile 2023

Numero 442 - Esperimenti di scrittura - 23 aprile 2023


Continuiamo a sfogliare le riviste create nel Laboratorio di Scrittura - il Vivaio, allo scopo di sperimentare la scrittura in tutte le sue forme. Ovviamente non è una vera rivista, e chi ha lavorato ad essa non è né giornalista, né caporedattore, ma è stato investito del ruolo in una sorta di gioco/esperienza nel Laboratorio.

La fotografia che vedete in testa a questo numero è la copertina scelta dal Caporedattore di turno, Vittoriana Motta.

Il titolo della rivista immaginaria è... Scopriamolo insieme, leggendo anche tutti gli articoli scritti dalla squadra di redattori di Vittoriana.

ALTRA DANZA

Rivista di Danza Classica e Contemporanea


EDITORIALE

(a cura di Vittoriana Motta)


Cari lettori,
cosa c’è di più bello del piacere di immergersi nel flusso della musica alle prese con i passi di una nuova danza? È quello che faremo grazie all’inviata Tania Mignani, la quale ha provato per noi un nuovo ballo, che vi lascio scoprire nelle pagine che seguono.
Continua anche il nostro percorso storico nel mondo dei balli. In questo numero Graziella Braghiroli ci porterà in Francia all’inizio del Settecento a conoscere il Minuetto.
Incontreremo poi la grande ballerina Elisabetta Bigoni che, intervistata dalla nostra inviata Linda Silvia Scarpenti, ci svelerà qualche dettaglio di “Romeo e Giulietta” in chiave moderna, in scena questo mese nella nostra città.
Con la certezza che la vostra curiosità vi spinga a girare pagina, vi auguriamo una buona lettura.
 
                                                           

C’era una volta a… Bollywood

  Tania Mignani

Cosa succede in una Scuola di Danza dove, 
in via del tutto eccezionale, 
si tiene una serata di prova della Bollywood Dance.

Quando la mia amica Carla mi ha chiamato annunciandomi di farmi trovare pronta per le otto perché mi avrebbe portato in un luogo straordinario, ero ben consapevole di quanto fosse erronea tale affermazione: alle otto di sera esisteva un solo luogo straordinario, ed era il divano di casa mia. Ma chiunque abbia a che fare con un’amica come Carla, sa benissimo quanto qualsiasi protesta sia superflua, quindi, tanto vale rassegnarsi e sperare sia rapido e indolore, di qualsiasi cosa si tratti. 

Durante il tragitto, la valanga di informazioni che mi si è riversata addosso non mi ha impedito di isolare alcune parole-chiave: scuola di danze bollywoodiane. Ora, io sfido chiunque a rimanere calmo e impassibile, dopo essersi reso conto di quale destino avverso lo stesse aspettando. Ma non era forse lei che fino a poco tempo prima andava predicando di dottrine new age, ricarica interiore e centro di gravità permanente? Mi fulmina con un’occhiata puntualizzando che, come al solito, sono rimasta indietro, che devo adeguarmi ai nuovi trend. Taccio, anche se vorrei tanto risponderle che stare al passo con i suoi nuovi trend è impresa alquanto impossibile, considerando che cambiano ogni tre per due.

Ed eccoci arrivate alla Scuola di Danza dove, in via del tutto eccezionale, questa sera si terrà una serata di prova della Bollywood Dance. Mi guardo intorno, la sala d’aspetto pullula di gente: per ogni “Carla” entusiasta c’è un’amica come me, strappata a forza da un divano e da un caldo plaid. Ci riconosciamo, siamo quelle silenziose che pensano commosse alla loro tisana alla passiflora e alla trentatreesima replica di Titanic che si stanno perdendo.

La lezione di prova sta per cominciare. Due ragazze bellissime ma, soprattutto, giovani e magre, fasciate in due sari Technicolor che solo loro possono permettersi di indossare, ci sorridono da una pedana. Una delle amiche entusiaste chiede se la partecipazione al corso preveda l’utilizzo di tali costumi. Io e le altre accompagnatrici ci guardiamo smarrite, per venire immediatamente rassicurate che, solo al termine dell’intero corso, quando si metterà in scena una specie di saggio, si potrà pensare ai costumi.

Le simpatiche ragazze ci elargiscono alcune nozioni teoriche. Ci spiegano cosa si intende per Bollywood: quello stile cinematografico indiano, che prevede produzioni mastodontiche di film sotto forma di commedia e, da qui, l’origine di un genere musicale e di danza che, pare, stia spopolando nelle scuole di danza italiane. Se poi volessimo  continuare e frequentare il corso, potremmo accorgerci di quanto tale danza sia benefica per il corpo e per lo spirito. Parrebbe, infatti, che equivalga a un allenamento completo che conferisce flessibilità, velocità di esecuzione e tecnica muscolare, il tutto a un ritmo incalzante di musica che favorisce la socialità e il buonumore e, udite udite, garantendo persino una sicura perdita di peso.

I passi base che ci vengono mostrati non sembrano difficoltosi: riesco persino a seguirli e a dare loro un senso.

La lezione continua e ci appassioniamo sempre più. Sarà per la grazia delle insegnanti o per il ritmo coinvolgente ma, alla fine, ci guardiamo incredule, non saremo leggiadre e aggraziate ma ci siamo impegnate e, soprattutto, ci siamo divertite.

Le due ragazze ci ringraziano e ci invitano a iscriverci al corso. Guardo la mia amica Carla e le altre entusiaste come lei. Mi accorgo che il loro entusiasmo è già scemato, oppure si sta orientando verso un nuovo trend. Sono così, loro, falene sempre alla ricerca di nuove luci.

Mi viene offerto un biglietto con il numero di telefono, è meglio prenotare nel caso si pensi di partecipare. Carla, impaziente, mi aspetta in auto con il motore già acceso, io ringrazio e saluto.

Magari la prossima settimana non ci sarà niente di interessante in televisione, magari il pensiero di fare un po' di movimento divertendosi mi farà schiodare, almeno per una sera, da quel divano.

Sai che c’è? Io, quasi quasi, mi iscrivo.




Il Minuetto
Graziella Braghiroli
 
Partiamo da Venezia e, 
passando per la corte del Re Sole, 
scopriamo il periodo d’oro di un ballo chiamato Minuetto

Febbraio, tempo di Carnevale, di maschere, di balli. A Venezia, ci si prepara all'invasione di orde di turisti che non vedono l'ora di partecipare a uno dei Carnevali più famosi del mondo.
Anche nel Settecento, periodo di maggior splendore della Serenissima, il Carnevale impazzava per calli e piazze già dal giorno di Santo Stefano. Per tutti, il divertimento era assicurato con canti e balli sfrenati fino a notte fonda.
Ma cosa succedeva nei palazzi che, tuttora, si specchiano nel Canal Grande? Se si stava attenti, si poteva sentire una musica soave dove il clavicembalo la faceva da padrone e si capiva che, in quel momento, si stava ballando il Minuetto.

Il ballo
Il minuetto è nato come ballo popolare nella regione francese del Poitou. Il suo nome deriva dalle parole pas menu (piccoli passi) e definisce passi corti e aggraziati, ben diversi da quelli in voga fino a quel momento in balli molto meno raffinati.
Fu il Re Sole, Luigi XIV, a portare il minuetto alla reggia di Versailles, decretandone il successo in tutte le corti europee. Jean-Baptiste Lully, musicista di corte e ottimo ballerino, è considerato il primo compositore di minuetti, tra opere e balletti ne ha scritti ben novantadue!
La danza seguiva una sorta di rituale. All’inizio, una sola coppia si esibiva mentre gli altri osservavano. I ballerini s'inchinavano alla Presenza, identificata con il Re, poi eseguivano riverenze uno nei confronti dell’altro e la danza poteva iniziare secondo uno schema preordinato. Alla corte di Luigi XIV, per esempio, i passi disegnavano sul pavimento un’immaginaria lettera “S”, proprio in omaggio al Re Sole.
Nel Settecento, dame e cicisbei lo usavano per flirtare senza attirare troppo l’attenzione. Una riverenza, un’occhiata languida, uno sfiorarsi quasi per caso e si gettavano le basi per un futuro incontro, al riparo da occhi indiscreti.

Diffusione
Il successo del minuetto fu tale che, ancora oggi, lo si identifica con la musica barocca per eccellenza.
Musicisti di fama come Haydn, Boccherini  e Johann Sebastian Bach lo inserirono nelle loro sinfonie. E come dimenticare il minuetto del Don Giovanni di Mozart? È ballato dagli aristocratici Don Ottavio e Donna Anna mentre i loro servitori si scatenano in una danza plebea evidenziando la cultura e le posizioni sociali differenti.

Evoluzione
Con l’avvento del Romanticismo, l’importanza del minuetto calò fino a scomparire del tutto. Fu sostituito da ritmi sempre più veloci che sfociarono nel valzer, ritenuto in un primo tempo scandaloso, ma che non ha mai conosciuto rovesci di fortuna, visto che si balla ancora oggi.
Ma del valzer vi racconterò un’altra volta.

Frederik Hendrik Kaemmerer (1839-1902), Il Minuetto



Intervista a Elisabetta Bigoni, 

prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano

Linda Silvia Scarpenti

La grande ballerina della Scala ci parla di sé stessa 
in occasione della nuova messa in scena del 
Romeo e Giulietta al teatro Verdi

(ndr: intervista di fantasia, i nomi sono inventati)

Dal 20 al 22 febbraio andrà in scena, al Teatro Verdi della nostra città, una rivisitazione in chiave moderna del balletto Romeo e Giulietta tratto dalla tragedia di William Shakespeare con la musica di Sergej Prokofiev.
Protagonisti i primi ballerini Elisabetta Bigoni e Roberto Rota della compagnia il Balletto di Milano.
Il regista, Giorgio Achilli, uno dei migliori coreografi italiani degli ultimi trent’anni, è l’artefice di tale rielaborazione, con dialoghi fedeli all’originale, ma ambientazione contemporanea.
A pochi giorni dal debutto, abbiamo ottenuto in esclusiva di intervistare Elisabetta Bigoni, la protagonista femminile Giulietta.
- Innanzitutto, grazie per avere accettato di dedicarci un po’ del suo tempo preziosissimo.
- Grazie a voi.
- Nasce a Genova nel 1992, inizia a studiare danza molto piccola e capisce subito che quella sarebbe diventata la sua strada. Intraprende gli studi accademici presso la Scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano, dove si diploma nel giugno 2011.
- Esatto.
- Sarà, quindi, la Giulietta del balletto che attendiamo tutti di vedere.
- Sì, la protagonista di questa versione moderna che vuole trasmettere un messaggio di speranza, per quanto l’epilogo della storia – la morte - sia lo stesso di quello originale.
La storia di due famiglie, i Montecchi e i Capuleti, in eterna lotta tra di loro, distanziate dalla fede religiosa, che vivono in un mondo dove la pace è pura utopia, e che quando trovano accidentalmente un punto d’incontro attraverso l’amore dei due ragazzi, non sanno coglierne l’essenza che è di basilare importanza per proseguire in un cammino meno tortuoso e irto di ostacoli. Devo dire che sono veramente emozionata. Ma, del resto, l’emozione è una costante comune a molti tipi di carattere, quella che non ti lascia mai e ti sta sempre vicino come un’amica fedele.
- Qual è questo messaggio di speranza?
- Giorgio (Achilli, il coreografo, ndr) ambienta il suo Romeo e Giulietta in un qualsiasi imprecisato luogo del nostro mondo, polveroso, triste e buio, dove la fine di una guerra sembra dover dare seguito a una rivoluzione, e dove la pace sembra essere ancora lontana. Pochi i costumi; cupa e scura l’illuminazione. La scenografia, creata da pochi elementi, è però essenziale. Vede quel muro grigiastro sullo sfondo? Anzi, quello che resta di quel muro? Ebbene, proprio da quel muro, che porta con sé il ricordo di un conflitto mondiale che ha soffocato e annichilito i sentimenti di intere generazioni, si leva un grido contro le brutture della guerra e contro le discriminazioni di questo mondo: un messaggio di speranza che arriva al cuore, ricco di determinazione a superare antichi dissapori, incomprensioni e odi.
- Cosa rende attuale il testo di un’opera così imponente come quello di Romeo e Giulietta?
- Le tematiche sociali di allora che continuiamo a ritrovare anche ai giorni d’oggi, all’interno della nostra società: la prevaricazione sociale, la continua lotta contro il tempo, le lotti di classe, la vendetta, il forte che vince sul debole, la paura del diverso… E così via. Con la differenza, però, che il messaggio di sconfitta presente nel testo originale – sarà sempre il più forte a vincere (la morte) – nella rivisitazione moderna di Achilli diventa un messaggio positivo: di speranza, appunto.
- Ci parli ancora un po’ di lei, adesso. Quale desiderio o sogno ancora non è riuscita a realizzare?
- Da bambina sognavo di diventare ballerina, e da grande sono riuscita a coronare questo sogno. Adesso, voglio solo ballare, e nulla può distrarmi. Per me il desiderio più grande è trasmettere la mia energia. E ci lavoro giorno dopo giorno.
- Che cosa suggerisce a tutti quei giovani ballerini che, al giorno d’oggi, trovano maggiore visibilità mediatica?
- Credo fermamente che la danza sia un sogno e che, per mantenerlo come tale, non serve solo lavorare con disciplina e determinazione, ma occorre anche umiltà. Vorrei aggiungere, poi, che il traguardo più importante per me è riuscire sempre a mostrare e trasmettere i sentimenti dei miei personaggi, e non solo di raccontarne la storia legata a un luogo e a un tempo specifici. Posso suggerire loro di rendere quella storia talmente viva e reale da farla diventare quasi la loro storia, nonché la storia di ognuno. E di ricordarsi che nella danza – come in tutte le manifestazioni d’arte - conta solo la poesia che si riesce a far arrivare e, soprattutto, quanto essa suscita in chi l’ascolta.
- Un’ultima domanda: qual è il dono più grande ricevuto dalla danza?
- La voglia di andare sempre avanti, di ballare sempre meglio e sempre più, in tutti i teatri delle città più importanti. Danzare è linfa vitale; vorrei portare me stessa al massimo delle mie capacità.


The end

Il mio commento da Coach alla rivista simulata:
Vittoriana Motta, caporedattore per una manciata di giorni ;-) ha strutturato una rivista immaginaria molto interessante e particolare, cercando di suscitare la curiosità dei lettori con gli articoli affidati ai propri redattori.
Tania Mignani ha dato una nota di colore alla rivista, raccontando di una ipotetica prova sul campo di una disciplina inerente alla danza. Lo ha fatto con la sua consueta ironia, facendo però anche delle riflessioni di costume che elevano il suo pezzo.  
Graziella Braghiroli ha dato un apporto molto interessante e di cultura, affrontando l'argomento del ballo sotto un profilo storico, ma offrendo ciò che scriveva con leggerezza di penna, e questo è un valore aggiunto per non annoiare il lettore. 
Infine, Linda Silvia Scarpenti, con la sua intervista immaginaria, ci ha fatto entrare nel mondo della danza classica con grazia, facendo emergere tutto ciò che c'è dietro la vita di una ballerina, la vita di sacrifici prima di salire su un palco.
Tre penne che Vittoriana Motta ha saputo armonizzare tra loro, proponendo al lettore un numero di una rivista interessante, che informa, senza però mai appesantire la lettura. Quindi, i miei complimenti a lei e a tutta la sua squadra per il lavoro svolto. 

A voi lettori di questo blog il giudizio, un pensiero, una critica nel bene e nel male serve a crescere.
Nei prossimi giorni posterò nel Blog (uno alla volta) gli altri esperimenti.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle


mercoledì 22 marzo 2023

Numero 441 - Il patto delle aquile - 22 marzo 2023


 

Stefania P. Nosnan è una donna romantica. 
Di lei ho letto due opere: "Una salita per amore. Donne al fronte", già recensito in questo blog.
E ora "Il patto delle aquile".
Sono due storie ambientate nella prima guerra mondiale e nella seconda.
Però...
Però... Quello che salta agli occhi è che la guerra - ambientazione storica - alla fine passa velocemente dall'essere il centro del narrare a una semplice cornice. Ciò che emerge, forte e chiaro, è l'amore. La dimensione umana.
Io non amo la guerra - chi la ama? Nessuno! - e quindi non sono attratta da romanzi dove il centro siano i conflitti di questo genere.
Perché, invece, ho amato queste due opere? Perché quello che emerge prepotente, sgomitando tra le brutture della guerra, sono i rapporti umani.
In questo romanzo, "Il patto delle aquile", all'inizio sembra prevalere la parte relativa al conflitto mondiale, ma ben presto la storia si focalizza tra il sentimento che nasce tra un militare americano in missione segreta in Italia - ma che per varie vicissitudini che non sto qui a raccontarvi, incontra lei - e Fanny. 
E da lì la guerra diventa un contorno, seppur importante, seppur con tratti violenti, ma pur sempre una triste cornice all'amore che nasce tra i due.
E allora mi chiedo: l'autrice crede così tanto all'amore da pensare che possa mettere in ombra qualsiasi contesto, come quello della guerra, che a tratti sembra togliere qualsiasi speranza all'essere umano? 
La guerra distrugge, mostra il lato peggiore degli uomini, la violenza fine a sé stessa. Eppure... Eppure i sentimenti emergono forti e squarciano il cielo che può essere nero più del nero, ma lascia sempre un varco per un raggio di sole che regala una speranza.
Ebbene, questo romanzo regala quella magica parola che è credere. Crederci ancora. Crederci sempre. Non mollare mai, anche quando sembra che una via d'uscita non ci sia.
La penna di Stefania P. Nosnan è rassicurante, fluida e sicura. Accompagna il lettore per quelle montagne dove si cerca la via della salvezza, nel suo amato Friuli, teatro degli eventi narrati.

Conosco da qualche mese l'autrice, che è anche il mio Ufficio Stampa, e ho avuto la fortuna di capire quanto sia grande il suo cuore. 
Quello che mette nei suoi romanzi.
Quello che parla del suo Friuli.
Quello di una donna che ama l'amore e ci crede, sempre e comunque.

La sua scrittura è una calda coperta in un freddo inverno.

E presto la conoscerete anche in un altro romanzo che porterà la firma della mia casa editrice. E sono certa che vi strapperà il cuore.



Alla prossima 
dalla vostra
Stefania Convalle