Seduti allo stesso tavolo

Seduti allo stesso tavolo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle, sul mondo dell'editoria.

domenica 30 giugno 2013

Numero 109 - Un bel racconto sugli Indiani d'America - 30 Giugno 2013


Restiamo ancora per oggi sul tema degli Indiani d'America.
Stiamo approfondendo il tema sotto il profilo storico e sotto il profilo poetico, con l'aiuto di Mitla, Indio e White Buffalo; quest'ultimo mi ha promesso di inviarmi foto dei suoi viaggi, da proporvi insieme ad approfondimenti fatti sul "campo"; quindi per chi ama questo tema, ci sarà davvero da sentirsi appagati;-)
Quest'oggi vi propongo un brano di narrativa che ha scritto sul tema degli Indiani l'amica e collega scrittrice Antonella Diamanti, in arte Mitla;-)
Ci siamo conosciute qualche anno fa attraverso un sito letterario dove facevamo i primi passi in questo mondo; di lei mi colpì all'istante l'indubbia capacità nel narrare, la padronanza della lingua, lo stile a me congeniale. Quant'acqua è passata sotto i ponti... Ora siamo entrambe edite e chissà cosa ci riserva il futuro!
Nel frattempo leggetevi questo pezzo, è un po' lungo, ma nemmeno tanto e cmq, ne vale assolutamente la pena! 


                   TORNA PRESTO A TROVARMI
                                           di
                             Antonella Diamanti



…Ricordo ancora la prima volta che la vidi; era seduta sopra una panchina nel grande parco dell'ospedale psichiatrico, nel quale, stavo svolgendo il tirocinio.

Passeggiavo con un collega in attesa della lezione disquisendo su un trattato di psichiatria appena letto, quando, passandole di fianco, mi trovai ad osservarla.
Fui attratta dai lineamenti severi, dall'immobilismo del volto solcato da rughe, ma al di sopra di tutto dallo sguardo fisso, immobile, verso un punto dell'orizzonte e, per un istante, soffermandomi sulle iridi ebbi come la sensazione che tramite quello sguardo, la donna stesse assorbendo le emozioni trasmesse da quel punto imprecisato che pareva fissare.

Fu il collega a richiamare la mia attenzione prendendomi sotto braccio:
<Andiamo o faremo tardi>
Distogliere lo sguardo da quella figura mi costò una fatica inaspettata, ma mi lasciai condurre verso l'entrata dell'ospedale.
<Sai chi è quella donna?> non mancai di chiedere.
<Quella della panchina? Uhm, la chiamano Otianer, ma non conosco la sua patologia>.
La risposta ottenuta m'innervosì a tal punto che la mia replica somigliò ad un sibilo:
<Non ti ho chiesto perché è qui. Ti ho chiesto chi è!>
L'espressione stupita del collega m'indusse a scusarmi inventando un'emicrania dovuta a stanchezza.

La rividi molti giorni dopo; sedeva sotto un albero, le gambe piegate di lato, la mano poggiata a terra con il palmo aderente al suolo, lo stesso sguardo colmo di emozioni, ma il volto meno severo un sorriso appena accennato le addolciva i lineamenti.
Mi avvicinai chiedendole il permesso di sedermi accanto e mormorando un allegro:
<Bella giornata, non trova? >.
La sua risposta fu calma, sembrava quasi che la voce uscisse come risonanza dal torace, mi vennero in mente i ventriloqui e sorrisi mentre l'ascoltavo:
< ...ogni giornata è bella... puoi forse tu dire che la pioggia è brutta?... puoi dire tu forse che il sole è brutto?... puoi forse tu dire che la neve è brutta?... >
Mi sentì improvvisamente stupida, annuii senza riuscire a dire qualcosa di altrettanto logico e profondo.
<Sì ha ragione >
Mi accorsi però che la donna aveva ripreso l'espressione seria e distante del primo giorno che la vidi, non era più lì... ed è con questa certezza che mi allontanai.
Il giorno dopo cercai la vecchia; dovevo parlare con lei, vincere quella barriera e andare a fondo, curiosità professionale naturalmente, volevo capire la patologia della paziente.
Ed eccola ancora lì... seduta sotto l'albero nella medesima posizione del giorno precedente.
Decisi un approccio meno formale:
< Salve mi chiamo Annie, sono quella di ieri >
Fu lo sguardo questa volta a raggelarmi, mai mi ero sentita tanto impacciata, tutto in quella donna mi metteva a disagio.
<... quella di ieri?... tu sei sicura di essere quella di ieri... io non sono quella di ieri... >
Mi sedetti al suo fianco cercando d'imitarne la postura... quando ricominciò a parlare:
<... mia nonna Otianer o-nun-da'-ga Onondaga, diceva che in giornate come questa lo spirito della terra si avvicina agli uomini e torna a parlare a loro....>
Quell'apertura m'infuse coraggio, chiesi tutto d'un fiato:
< sua nonna... chi era?>
In quel preciso istante il volto della donna trasfigurò, i lineamenti parvero assumere l'identità di un'altra persona persino la voce era diversa.
<...piccola squaw cosa ci fai qui?... vieni nella nostra capanna ti darò del cibo, mia madre ha fatto degli ottimi pani di segale... su su veloce entra, sai... lei è nel Sacro consiglio delle Madri... a lei è riservato il compito di custodire le stringhe Wampum, e a volte quando non c'è vado a vederle... ma non dirglielo lei non vuole. Dice che vi sono racchiuse tutte le decisioni suggellate nelle assemblee. Ce ne sono di bellissime alcune sono fatte di conchiglie raccolte nel fiume e sono a forma di spirale.. e sai sono infilate in cordicelle di pelle di cervo.. quello, che il Sachem War in carica per quell'anno di caccia, ha sacrificato per farle >.
Rimasi incapace di muovermi e di reagire.

Capì subito che la donna soffriva di dissociazione della personalità, ma da quel poco che riuscivo a cogliere data la mia ignoranza di cultura nativa americana, stava vivendo una giornata della sua fanciullezza in tribù. Frugai nella mia borsa rimediando una matita e un taccuino per gli appunti e continuai ad ascoltare annotando.
<.. un giorno ne ho messa una.. sulla gonna.. per un momento mia mamma non mi scopriva.. ma dai vieni, entra nella ho-dè-no-sote, ma fai attenzione i miei fratelli hanno appena aggiunto una stanza, mia sorella si è sposata con un Ga-ne-a'ga-o-no.. del clan dell'orso , dovresti vedere com'è brutto…>
La vecchia gesticolava e accompagnava il racconto con espressioni del viso ora complici, ora distaccate... come se parlasse realmente ad un'amica.
<... ecco la mia famiglia è in questa stanza, si lo so che la nostra capanna è lunga, ma mia madre è importante e tutti vogliono imparentarsi con noi.. pensa che una volta ha persino adottato un nemico, ma a me quello non piace.. >
Ci fu un lungo silenzio i tratti della Otianer ritornarono immobili e duri sotto quelle rughe di chissà quanti anni, poi voltandosi verso di me mi rispose atona:
< mia nonna era Otianer o-nun-da'-ga Onondaga > e ritornò a fissare il vuoto.

Mi alzai e accennando un saluto, non colto, mi diressi in biblioteca.
Preso il mio taccuino cominciai a cercare freneticamente rispondenze storiche a tutto quello che la vecchia aveva detto. Lessi della caratteristiche "case lunghe" le ho-dè-no-sote fatte con fango e arbusti e ricoperte di legno e corteccia d'olmo, lessi del loro sistema fortemente matriarcale, lessi della lega degli Irochesi, come anche delle cinture Wampum fatte con conchiglie bianche per simboleggiare la pace e color porpora per altri significati dal valore sacro.
Trovai rispondenza anche sul fatto che i Wampum erano tenuti nell'abitazione del Wampum keeper ovvero il detentore del wampum il quale era necessariamente una donna e necessariamente appartenente al popolo degli Onondaga ossia il popolo, aderente alla Lega, di mezzo.

Ripensando alle dissociazioni della vecchia, ipotizzai che impersonificasse la nonna in età adolescenziale; feci alcuni conti: approssimativamente dovevano essere passati almeno 170 anni dagli episodi raccontati e tenendo presente che la nativa dei “sogni” vive libera in un villaggio, doveva essere per forza la nonna.
Da quel giorno cominciò per me una nuova fase della vita; per più di un mese tornai tutti i giorni a parlare con quella donna.
Alcune volte era straordinariamente lucida, parlava poco... si limitava ad assumere delle posture che m'invitava ad imitare... e mormorava un semplice <...taci... ascolta la terra... parla lei oggi >.
Altri giorni invece era come se tutte le parole non dette in un'esistenza, venissero concentrate in poche ore.
Parlava attraverso i personaggi che in quel momento interpretava: a volte era un guerriero, a volte un sachem in cerca della visione, a volte ritornava la bambina che giocava al villaggio, ma ogni giorno, un frammento di saggezza indiana mi veniva regalato.
Mi rendevo conto che ero in balia di lei, come mi rendevo conto che stava pericolosamente diventando un'ossessione, ma non potevo farne a meno, ogni volta tornavo a cercarla.
Anche quel giorno la trovai adagiata sull'erba, stava mormorando qualcosa... colsi l'ultima frase nel momento in cui mi sedetti di fianco a lei.
< La parte più difficile della Grande Legge è capire il significato del concetto di pace... la pace non è semplicemente l'assenza della guerra, nell’idea Iroquoian la pace è una condizione della mente...>
Annotai velocemente sul taccuino e cercai le parole adatte per provocare il proseguo di quello che all'esterno appariva un monologo.
< ...e come si raggiunge... questa condizione...>
La vecchia non mi guardò, spostò lo sguardo come se stesse osservando delle persone ad una ad una davanti a sè. Guardandola ebbi la sensazione che queste persone fossero sedute formando un semi-cerchio.
<...seguendo la legge degli avi, gli insegnamenti che Deganawida trasmise al suo popolo i Mohawk e che furono poi ripresi e divulgati a tutta la lega da Hiawatha.
Imparerete vivendo e seguendo giorno per giorno i comportamenti degli anziani del villaggio, ma due cose essenziali sono alla base di tutto, la Salute e il benessere del corpo e della mente, il rispetto e la giustizia per ogni membro femmina e maschio.
Ora andate. Il cibo è pronto. Lo spirito del cervo che abbiamo cacciato attende che voi gli rendiate omaggio, non sprecando nemmeno una briciola di ciò che era in vita. >
Non sapevo cosa fare, come replicare, non avevo nessuna esperienza in proposito, non sapevo bene se dovevo assecondarla o svegliarla da quella regressione.
Fu lei a fare la prima mossa: si voltò... e per la prima volta mi sorrise direttamente:

< Torna presto a trovarmi >

La mia prima reazione fu la sorpresa poi la consapevolezza.
Mi alzai indispettita, arrabbiata, confusa ed umiliata.
Mi resi conto di come quella donna mi aveva ripetutamente e deliberatamente presa in giro.
Giocava con me, fingeva delle dissociazioni, ma in realtà era del tutto presente e recitava.
Fuggii quasi da lei e mi rinchiusi nella mia stanza..
Pensieri, parole, rabbia si mescolavano in me; non capivo il perché. Poteva raccontarmi di sua nonna, del suo popolo, senza inventarsi una patologia.
Guardai la mia scrivania, i testi sugli Irochesi, gli appunti presi... mi sedetti e cercando di calmarmi riordinai i libri con l'intenzione di riportarli in biblioteca il giorno dopo: non sarei più andata a cercare quella Otianer.
Richiudendo l'ultimo testo lessi di sfuggita una frase "Si racconta che i capi degli indiani Irochesi avessero un criterio molto particolare per valutare le decisioni da prendere: valutavano che non portassero con sè effetti negativi per sette future generazioni. Ogni assemblea del consiglio tribale cominciava con una formula che impegnava a prendere tali decisioni avendo a mente gli effetti desiderati nell'immediato futuro e per le generazioni che avrebbero vissuto 175 anni dopo."
Chiusi il libro... e mi occupai d'altro.
Il mattino dopo mi svegliai con il pensiero fisso alla vecchia e al significato dell'impegno che gli Irochesi prendevano per le generazioni future... 175 anni... d'un tratto capii.
Feci colazione velocemente e altrettanto velocemente raggiunsi il grande parco e il luogo dove solitamente trovavo l'Otianer.
Cercai vicino il “nostro” albero.. nulla... sulla panchina... nulla... una sensazione inquietante mi fece correre all'interno dell'ospedale.
Cercavo la vecchia, l'Otianer, non sapevo neppure il suo nome.
Come guidata da un istinto rinato, lessi l'elenco dei decessi: nessun nome mi sembrava familiare.
Chiesi al personale, ma nessuno pareva sapere nulla su una vecchia indiana.
In fondo all’ennesimo corridoio, scorsi un gruppetto di persone dai lineamenti tipicamente indiani che sostavano davanti alla porta chiusa dell'obitorio; mi feci forza ed entrai.
La vidi; era come se stesse dormendo, nessuna alterazione sul suo viso.
Un uomo, un nativo senza dubbio, raggiuntami al capezzale, mi chiese se la conoscessi e, sommariamente, gli dissi dei nostri incontri.
L'uomo mi guardò, un pò sorpreso a dire il vero:
<Ah, Allora è lei, venga con me la prego >
Mi condusse fuori dall'ospedale aprì una sacca e mi consegnò una cintura, con delle conchiglie e strisce di pelle:
<...suppongo che lei sappia cosa sia...è un sacro Wampum...se mia nonna ha voluto che lo tenesse lei...è perché lei ha compreso il suo valore...e lei ne farà buon uso...per l'immediato futuro e per le generazioni a venire...>

Sono passati molti anni da allora, tante cose sono cambiate gli Irochesi hanno potuto far sentire la voce dei loro popoli e la Lega Irochese è tornata a vivere.
Ho raccontato questa storia non so quante volte, di come... gli eventi, il fato, il destino... mi hanno portato nella comunità Onondaga, nonostante la mia pelle sia bianca e nel mio albero genealogico non vi sia traccia di antenati indiani.
Quella Otianer mi ha spinta a studiare le origini, gli ideali, gli usi e i costumi del grande popolo che furono e sono gli Irochesi fino a desiderare di essere come loro e a desiderare di tramandare oralmente, per iscritto, tramite convegni e in tutti i modi possibili la loro cultura... affinché nessuno dimentichi per almeno.. perché no.. 175 anni..

mercoledì 26 giugno 2013

Numero 108 - Indiani d'America - 26 Giugno 2013


Voglio inaugurare oggi un nuovo spazio dedicato alla storia degli Indiani d'America. Lo faccio con una poesia del nostro amico Indio che poi  verrà a spiegare, a noi ignari di quello che è scritto tra le righe, facendoci entrare in questa cultura che ha tanto da insegnarci.

So che tra i lettori di questo Blog ci sono appassionati della materia, persone che hanno studiato e viaggiato, andando nelle Terre delle Grandi Praterie, assistendo in via eccezionale ad alcune cerimonie della quali sarà interessante parlare. Sono sicura che queste persone saranno felici di condividere con noi le loro esperienze.

C'è tanto da dire, non basterebbero centinaia di Blog, ma noi ci proviamo, anche per dare voce ad un popolo che è stato fortemente perseguitato.

Cominciamo da qui, da questa poesia.


             lapis obsianus - lacrime d’Apache   


ricordo bene
di loro
quei passi di danza che attraversavano la sera
come adesso i miei  
intorno
al fuoco

cerchio della vita.


ricordo bene
di loro
le lacrime nere a Leap Mountain che rotolavano giù
come oggi le mie
fredde   
vitree


effusive di dolore.
(Indio)




lunedì 24 giugno 2013

Numero 107 - Nuovi talenti musicali - 24 Giugno 2013


Mi piace che in questo Blog siano presenti autori talentuosi e se fino ad ora abbiamo spaziato nella narrativa, nella poesia, nella fotografia e nei video, ecco che oggi voglio fare un salto nella musica e proporvi un gruppo del quale sentirete parlare: gli E- Elusive.

Vediamo un po' come si raccontano:

E-Elusive è musica, E-Elusive è una diretta trasmissione di pensieri, emozioni e sogni, E-Elusive è una lamentela contro la tristezza e il pessimismo che ci condizionano ogni giorno.

Biografia: 

gli E-Elusive nascono nel 2008 quando i primi due componenti Davide Ghigliano (batteria) e Marco Berlot (chitarra solista) decidono di iniziare a suonare in una sala prove. Successivamente si aggiungono Francesco Villois (chitarra ritmica e voce) e Paolo Aime (basso).

Per quanto riguarda il genere, la Band si identifica come "Alternative - Rock" influenzato dai grandi del passato (Led Zeppelin, Queen, Van Halen) e da artisti contemporanei (Muse, Audioslave, Red Hot Chili Peppers).
Al momento il gruppo si concentra sulla creazione di nuovi pezzi più che sulla preparazione di covers.
La lingua dei testi è l'inglese in quanto  offre una maggior possibilità di svariare nei contenuti e nei messaggio.
In futuro  c'è l'intenzione di incidere un cd e avere più serate live in cui suonare.

ASCOLTIAMOLI e, perché no, lasciamo un'opinione sul brano, sull'emozione che ci hanno trasmesso, se ci sono piaciuti come impatto. Insomma: PARLIAMONE;-)))





venerdì 21 giugno 2013

Numero 106 - En tu Brazos by Stefano Armanini - 21 Giugno 2013



Oggi, Solstizio d'Estate, la mia stagione, voglio offrirvi un bello spettacolo: un video realizzato dal talentuoso Stefano Armanini, fotografo da vent'anni. 

Quando vidi per la prima volta questo video, rimasi colpita dalla poesia che emana, un mix sapientissimo di eleganza, classe, sensualità: ciò che per me è il tango argentino.

Complimenti davvero, Stefano!

Buona visione a tutti!

mercoledì 19 giugno 2013

Numero 104 - Chicca - 19 Giugno 2013


Oggi voglio dedicare questo numero ad un'amica che ci segue costantemente, Stefania, per salutare con lei la sua cagnolina Chicca che è passata in un'altra dimensione.
Anch'io ho un cane, Rocky, e so quanto ci si affezioni... E il cane che avevo prima di lui, Spino, è ancora nel mio cuore!
So quanto vogliamo bene ai nostri amici a quattro zampe,  quale pezzo di vita condividiamo,  quanti momenti belli rimangono scolpiti nel nostro cuore. 
Ricordo che quando Spino terminò la sua vita terrena, un'amica, di fronte alla mia tristezza, mi consolò dicendo che lei era certa che esistesse il "Paradiso dei cani";-) e che non dovevo essere malinconica perché dovevo pensare che mi ero presa cura di lui nel miglior modo possibile, facendogli trascorrere una bella vita! E che comunque, un giorno, l'avrei ritrovato (speriamo più tardi possibile, naturalmente;-)...)
E questo voglio dire a Stefania, mia amica e omonima;-), non essere triste perché sicuramente sarai stata una "mamma" fantastica di Chicca e l'avrai resa un cane felice! E di certo, sotto forma di energia ( e tu hai potuto toccare con mano l'energia che corre nel nostro corpo e ci attraversa) è sicuramente vicina a te, parte del TUTTO nel quale siamo immersi.


martedì 18 giugno 2013

Numero 103 - 5 domande dall'Editore - 18 Giugno 2013





Demian: Stefania Convalle, presentaci il tuo nuovo lavoro in quattro righe.
Stefania: "Dentro l'amore": una raccolta di racconti che, come suggerisce il titolo, conduce nel mondo intrigante, intricato, incantato ma spesso anche disincantato dell'amore. Voci al maschile, voci al femminile, per indagare la psiche umana di fronte a questo sentimento che, alla fine, è il motore di ogni vita.

Demian: Quanta fatica è costata questo libro?
Stefania: più che "fatica", parlerei di emozioni. Scrivere alcuni racconti è stato come "spremere un limone", ma al posto del limone, si trattava di sentimenti tutti miei.

Demian:  Chi è il lettore ideale di "Dentro l’Amore"?
Stefania: Chi ha un cuore, naturalmente!

Demian: Che gusto provi nella scrittura?
Stefania: Appagamento totale... Quando ci si rende conto di aver "infilato" un buon pezzo, beh, si tocca il cielo con un dito!

Demian: Un libro che hai amato da affiancare al tuo sotto l'ombrellone?
Stefania: Domanda difficile perché ne ho amati tanti e così andrò a pescarne uno letto di recente: "Molte vite, un solo amore" di Brian Weiss. Ci sono tanti collegamenti con alcuni dei miei racconti che vanno al di là dello "spiegabile".


lunedì 17 giugno 2013

Numero 102 - Dove arriva la vostra fantasia? - 17 Giugno 2013

                                                    (Vincent Giarrano - United States)

So che questo giochino piace tanto a Cinzia;-) ma credo che anche Lupo ci stupirà;-) e poi chissà chi altro sarà ispirato da questa immagine e vorrà partecipare alla foto-story.

Mini racconto in max venti righe;-) basato sulla scena del quadro. Vediamo che sapete fare :-D

(poi ci commentiamo a vicenda, mica solo io neh!!;-)...)

mercoledì 12 giugno 2013

Numero 100 - Dentro l'amore - 12 Giugno 2013


Voglio dedicare il numero 100 di questo Blog al mio nuovo libro appena uscito!
Daniela Fontana, in un suo commento in proposito, ha scritto che "DENTRO L'AMORE" è una raccolta di racconti che, come suggerisce il titolo, vi condurrà nel mondo intrigante, intricato, incantato, ma spesso anche disincantato dell'amore.
Credo che in poche parole abbia riassunto le quasi 150 pagine del libro.
Questo libro contiene contributi di persone a me carissime: Francesco Meccariello che ha curato la prefazione e Daniela Fontana che ha curato la postfazione.
Un grazie di cuore a loro:-)
Ma un grazie di cuore anche alla nostra Cinzia che sa essere una Manager perfetta! ;-)

Allora, amici di questo Blog, giochiamo un po': cosa vi suggerisce la copertina? Il dipinto di Paul Delvaux quali pensieri vi provoca?


lunedì 10 giugno 2013

Numero 99 - Una poetessa, un mito - 10 Giugno 2013



Labirinto (Wislawa Szymborska)

– e ora qualche passo
da parete a parete,
su per questi gradini

o giù per quelli,
e poi un po' a sinistra,
se non a destra,
dal muro in fondo al muro
fino alla settima soglia,
da ovunque, verso ovunque
fino al crocevia,
dove convergono,
per poi disperdersi
le tue speranze, errori, dolori,
sforzi, propositi e nuove speranze.
Una via dopo l'altra,
ma senza ritorno.
Accessibile soltanto
ciò che sta davanti a te,
e laggiù, a mo' di conforto,
curva dopo curva,
e stupore su stupore,
e veduta su veduta.
Puoi decidere
dove essere o non essere,
saltare, svoltare
pur di non farsi sfuggire.
Quindi di qui o di qua,
magari per di lì,
per istinto, intuizione,
per ragione, di sbieco,
alla cieca,
per scorciatoie intricate.
Attraverso infilate di file
di corridoi, di portoni,
in fretta, perché nel tempo
hai poco tempo,
da luogo a luogo
fino a molti ancora aperti,
dove c'è buio e incertezza
ma insieme chiarore, incanto
dove c'è gioia, benché il dolore
sia pressoché lì accanto
e altrove, qua e là,
in un altro luogo e ovunque
felicità nell'infelicità
come parentesi dentro parentesi,
e così sia
e d'improvviso un dirupo,
un dirupo, ma un ponticello,
un ponticello, ma traballante,
traballante, ma solo quello,
perché un altro non c'è.
Deve pur esserci un'uscita,
è più che certo.
Ma non tu la cerchi,
è lei che ti cerca,
è lei fin dall’inizio
che ti insegue,
e il labirinto
altro non è
se non la tua,
finché è possibile,
la tua, finché è tua,
fuga, fuga –

Wislawa Szymborska

sabato 8 giugno 2013

Numero 98 - Quei magici istanti... - 8 Giugno 2013


"Alla ricerca della felicità", bellissimo film di  Gabriele Muccino, che vede la magnifica interpretazione di Will Smith nei panni di un uomo che perde tutto, ma che riesce a rimettersi in piedi. 
Questa scena finale rimane memorabile per la capacità espressiva dell'attore nel trasmetterci quale sia l'emozione dirompente dentro di noi in quei magici istanti di felicità, quei momenti irripetibili, impagabili, quelli in cui non sappiamo se ridere o piangere per la botta di emozioni che sentiamo investirci come un fiume in piena!

Momenti belli, nella vita di ognuno, ce ne sono molti, ma quelli così forti, beh, credo si possano contare sulle dita di una mano...

Ve ne dico uno mio e risale a ieri. L'arrivo di un pacco che conteneva le prime copie del nuovo libro DENTRO L'AMORE... beh... è stata un'emozione fortissima, perché avere tra le mani sotto forma di libro con una veste stupenda, i racconti che ho scritto in momenti particolari della mia vita... Sapere che lì dentro c'è tanto di me, tutto di me... Vedere quel piccolo libro finalmente concreto, mi ha fatto sentire così fiera di tutto il mio percorso, così sicura di me, così felice di essere riuscita a trasformare momenti difficili della mia vita, quelli che hanno ispirato alcuni racconti, in qualcosa che mi stava dando un'emozione così bella! 
Mi sono commossa...

Non mi era successo col primo libro.

Forse perché questo è più "sofferto", è davvero "un pezzo di me"...

E per voi, qual è stato uno di quei momenti in cui si cammina in mezzo alla gente, come il protagonista del film, e ci si sente scoppiare dentro per la felicità?

giovedì 6 giugno 2013

Numero 97 - "La formula del cuore" - 6 Giugno 2013



Ieri sera ho rivisto questo film "Un sogno per domani", tratto dal libro che lessi qualche anno fa "La formula del cuore" di Catherine Ryan Hyde.

Per svolgere un compito per la scuola, il piccolo protagonista mette a punto la sua "formula del cuore", un meccanismo esponenziale secondo il quale, partendo da noi stessi e facendo tre grossi favori a qualcuno, qualcosa che da soli non potrebbero fare, e facendo promettere loro che ricambieranno il favore facendone uno a loro volta ad altri tre, ecco che s'innesca, secondo la teoria, un circolo d'amore verso "l'altro", facendo qualcosa per un altro essere umano  senza aspettarsi niente in cambio, poiché il favore verrà restituito non a noi, ma ad altri... Un meccanismo di amore puro che può essere concepito, probabilmente, solo da un cuore pulito come quello di un bambino.

Non voglio raccontarvi il film perché magari  non l'avete visto, ma rivederlo ieri sera mi ha fatto venire in mente tutte quelle persone che svolgono attività di volontariato... E quante ce ne sono! Un esercito silenzioso che dedica parte del suo tempo per essere utili a chi ha bisogno. Credo che dovremmo parlare un po' di questo, perché sono persone normali, come noi tutti, che fanno qualcosa di onorevole:-)
Ho qualche amica che si dedica al volontariato e quando una di loro mi racconta qualcosa, mi accorgo di quanto  io abbia da imparare  e di quanto la mia ammirazione 
 sia grande!

E se tutti mettessimo in atto la FORMULA DEL CUORE?

E se tutti, nel nostro piccolo, ci occupassimo di qualcuno che ha bisogno, meno fortunato di noi in quel particolare frangente della vita?

Lo sapremmo fare disinteressatamente?

Forse basterebbe essere gentili gli uni con gli altri, deporre "le armi" nel porsi verso le persone, anche nelle piccole cose, e chissà, forse il mondo sarebbe un luogo più armonioso.

Ci sono tante piccole/grandi realtà che già fanno questo e quando vedo questo film, o leggo testi vari sul genere, o semplicemente osservo gli altri accorgendomi di loro e abbandonando per un attimo la fretta del vivere e l'attenzione verso noi stessi, ecco che mi rendo conto della mia fortuna e di quanto potrei essere d'aiuto agli altri.

Voi che ne pensate?




martedì 4 giugno 2013

Numero 96 - Origami di parole - 4 Giugno 2013


ORIGAMI DI PAROLE


Vorrei mi cercasse la vita
mentre i ricordi scivolano nella mente.
All’indietro.

E arriva all’improvviso
quella sensazione,
cammina da dentro
 si fa strada

attraverso una goccia di pioggia che scende sul vetro di una finestra,
una goccia di zen.

Rompe le barriere
con garbo
ma decisa,

ti mostra la strada
la tua.
Dove dovevi giungere.

Mentre la grandine fa festa
saltella gioiosa sull’asfalto
come piccoli fuochi d’artificio.

(Stefania Convalle)
                       
                                          


domenica 2 giugno 2013

Numero 95 - In attesa dell'Estate (ormai la Primavera ce la siamo persa) godiamoci questa poesia;-) - 2 Giugno 2013




Aspettando che l'Estate ci apra la porta, visto che la Primavera ha deciso di stare per conto suo, voglio proporvi un'altra poesia della poetessa Daniela Fontana, appena uscita con il suo primo libro "Il colore dei papaveri" (Aljon Editrice).
Presto ci farà un resoconto della prima presentazione che si è svolta a Taranto ed è stata un successo! Ci racconterà le sue emozioni:-)
Nel frattempo ho preso in mano il suo delizioso volumetto e ho trovato questa poesia davvero bella.


L'INVERNO E IO

M'assomiglia l'inverno
con le sue coperte di patchwork
le calde tisane
e i cani rintanati
in scomodi cartoni di fortuna.

Ha rami nudi
ma braccia calde di gelo 
e gli occhi sono di neve
e la bocca di pioggia a vento.

Non sa essere falso l'inverno
è inverno e basta.
Anche gli sconvolgimenti climatici 
non l'hanno cambiato
sa di essere sempre l'inverno
algido e rassicurante
distaccato ma protettivo
come i tetti delle case
i fuochi accesi nelle sale
o lo sfavillio di luci sugli alberi di Natale.

M'assomiglia l'inverno
e tanto.
Soprattutto quando a bussare dietro
la porta c'è tramontana
quella tagliente, affilata come lama.

E se ogni tanto si ferma
per dare spazio allo scirocco
intrattabile diventa
e lì resta aspettando tempi migliori.

E' mio fratello l'inverno
quello che tanto avrei voluto avere
e sa di acqua fresca
e torrenti in piena
di notti fradice
e mani ghiacciate.

Sì, m'assomiglia l'inverno
in bilico tra autunno e primavera
ché in estate fa troppo caldo.
E quando la sera, d'inverno
si spengono una per una le luci nelle case
restiamo soli lui e io
stretti stretti
al lume di un mozzicone di candela.

Daniela Fontana
"Il colore dei papaveri"
Aljon editrice

Fatevi un regalo: acquistatelo;-)

Rimanendo in tema di papaveri, fiore molto estivo;-)


 e collegandomi alla poesia di Daniela: 
voi che stagione siete?