Come dire....
Gli autori Edizioni Convalle li coltiviamo fin da ragazzi.
E Lorenzo Armenio,
14 anni, è un talento da tenere d'occhio!
Eccovi il primo racconto della sua carriera letteraria.
IL PREDATORE DI DEMONI
VAN HELSING
1
QUESTO È IL MIO LAVORO
Come ogni notte, stavo vagando per
la città cercando di attuare il mio lavoro
notturno, ma la cosa strana è che non c'era traccia di clienti, almeno fino
a che, al centro della città, non vidi un raduno di demoni. Beh, aspettate un
attimo, mi presento, sono Jason Monroe, un Van Helsing. Non sono come quelli
dei film, nati con abilità straordinarie, sono un uomo normale, solo più
determinato e con una piccola abilità che mi aiuta nel mio lavoro: facendo
buone azioni,regalando oggetti ad altri, lasciando il posto sull'autobus,
aiutando chi è in difficoltà, posso vedere i demoni per come sono. Mi spiego
meglio, i demoni si nascondono nel nostro mondo con sembianze umane e solo noi
Helsing possiamo trovarli, vederli e ucciderli.
Non
uccido lupi mannari o vampiri, quelli non esistono. Io mi occupo di ripulire il
mondo da quella spazzatura che sono i demoni e diciamo che li reindirizzo verso
l'Inferno.
In
ogni caso non lavoro per la chiesa, anche se non sono completamente solo ma di
questo ne parleremo dopo.
Tornando
agli Helsing, a differenza di quello che tutti pensano, non siamo una famiglia;
vedeteci più come persone con una componente genetica in comune, come quelle
con gli occhi di due colori diversi. Noi abbiamo una nuova elica nel nostro
DNA, una terza elica e nuove proteine scoperte nel 1897 dallo studioso tedesco
Abraham Van Helsing, il quale diede il suo nome a questa scoperta chiamandolo
“gene H”. Prima che potesse pubblicare la scoperta, anticipando di circa
sessant'anni la scoperta del DNA, fu ucciso tragicamente in una notte di
tempesta. Nessuno seppe come accadde ma fu ritrovato con profondi tagli sul
ventre e bruciature su tutto il corpo. Come avrete già capito, azione dei
demoni.
Per poter guadagnare qualcosa, di
giorno lavoro come barista e avendo studiato chimica so creare anche certe
pozioni che mi aiutano molto nel mio lavoro... Ma ora basta,vorrai continuare a
leggere la storia, giusto?
Beh,vediamo...
Il
mio dovere quindi è uccidere qualsiasi tipo di demone, ma forse non sapete che
questi esseri, dopo la morte, si sgretolano sotto forma di polvere che, grazie
a un componente contenuto nel loro corpo, chiamato dagli Helsing fiamma eterea o solo Eterea, non potendosi spegnere fa sì che
il loro corpo si ricomponga dando quindi loro una forma di immortalità.
Certamente impiegano dei mesi a riformarsi ma questo crea comunque problemi,
considerato il grande numero di demoni esistenti.
Dopo
il mio turno al bar, andai a casa a recuperare qualche arma - balestra,pistola,pugnale... - e mi precipitai in strada in cerca di
demoni. Il mio potere mi permette di
vedere i demoni di notte anche senza fare del bene,ecco perché spesso vado in
cerca di clienti dopo il tramonto,
per poterli vedere più facilmente; in ogni caso, camminando per strada trovai
una vecchia automobile, apparentemente della fine dell'Ottocento, con uno stuolo
di demoni che vi si accalcava sopra per distruggerla. Cominciai a toglierne di
mezzo qualcuno con la mia fidata pistola, finendo per polverizzare poi tutti
i presenti. Analizzai l'auto in cerca di
un qualsiasi oggetto che aveva attirato l'attenzione dei miei amici; dopo qualche minuto trovai sotto
un sedile una lunga scatola decorata con motivi oro e argento. Era protetta da
un codice. Non sapevo quale fosse la combinazione finché non notai una lettera
su di un lato della scatola: una H.
Capii
che il proprietario era uno di noi, un Helsing. Il codice aveva quattro cifre.
L'unico numero a quattro cifre che mi poteva riportare alla memoria il nome
Helsing era 1897, l'anno della scoperta del gene H. Feci quindi scorrere la
rotella fino a comporre il numero voluto e sentii un rumore che mi sollevò il
morale. Click. La scatola si aprì e con mia grande sorpresa trovai una katana
con una sottile lama argentea molto tagliente, con il manico di avorio
intarsiato. La lama risplendeva alla luce della luna con una sfumatura
verdastra. Già avevo un'idea per renderla ancora più efficace.
Insieme
alla spada, nella scatola vidi una tracolla con un fodero, anch'esso decorato
con motivi oro che formavano piccoli ghirigori. Indossai subito la tracolla e
rinfoderai la mia nuova arma,
soddisfatto del ritrovamento. Tornando verso casa però, vidi una piccola
spirale viola su di un muro, con un tremolante contorno bianco, rimpicciolirsi
sempre di più finché non scomparì del tutto. Esaminando quel muro non trovai
nulla di sospetto, quindi non diedi peso alla cosa e continuai per la mia
strada. Un errore che non mi perdonerò mai.
Quel
turbinio viola era un portale, aperto da una decina di demoni, per accedere al
purgatorio, o almeno la parte demoniaca di esso, dove sono tenuti i prigionieri
demoni. Il motivo per il quale non sono
tenuti in paradiso è che i demoni non possono entrarvi. Di primo impatto
sembrerebbe il sistema migliore, dato che i tirapiedi non possono andare a
recuperare i loro capi, ma il problema sta alla base: anche i
capi sono demoni quindi non possono attraversare i cancelli dorati. Qualsiasi
demone cerchi di attraversare questi cancelli, aprendo un varco, ha una
sensazione di disorientamento, e quando si riprende si accorge di essere
tornato al punto di partenza. Nessuno sa come, ma succede, e questo, come ho
detto prima, è sia un vantaggio che uno svantaggio.
In
ogni caso i dieci demoni entrati nel portale arrivarono direttamente nella cella
del loro capo, uno dei demoni più potenti e terribili: il Re dei demoni, il
Mietitore cremisi, lo Spargitore di sangue,il Vendicatore... Ash Wrather, ma
questo io ancora non lo sapevo.
L'unico
materiale in grado di trattenere un demone, anche il più potente, è l'aermitio,
un materiale con le medesime proprietà dell'argento (unico materiale che
ferisce la solida pelle dei demoni ) e con gli stessi effetti dell'acqua Santa
(nella pelle dei demoni è presente un
componente che, a contatto con l'acqua Santa, provoca un'intensa bruciatura che
li danneggia fortemente), due tra le cose più temute dai demoni oltre alle fiamme blu, simili all'Eterea nella forma ma che possono
bruciare ogni tipo di demone. Purtroppo l'aermitio
è maneggiabile solo dagli angeli o da altre creature parimenti meritevoli,
dato che ha alcuni effetti negativi anche sugli esseri umani provocando lievi
bruciature e un momentaneo accecamento.
I
demoni sono resi completamente inermi, se a contatto con l'aermitio, infatti le manette e le catene di Ash erano
completamente di quel materiale, il che lo rendeva innocuo. I demoni però sono
creature furbe, trovano sempre una soluzione, e capirono che la loro eterea può rafforzarli. Dovete
sapere che, data la loro quasi immortalità, se serve ricorrono spesso al
suicidio. Come molti di voi avranno già intuito, tutti e dieci i demoni si
uccisero e liberarono in aria le loro eteree che vennero a contatto con Ash e
lo rafforzarono a tal punto da poter spezzare le sue manette con un urlo
sovrumano, liberandolo dalla prigionia. A guardia della prigione c'erano diverse
creature, non definibili né umane, né angeliche, come delle guardie senza una
loro coscienza, guidate solo dall'istinto di mantenere tali i prigionieri. Le
guardie si buttarono nella cella per fermare la fuga ma Ash, con lingue di
fuoco che andavano ovunque, sconfisse facilmente i suoi avversari,
carbonizzandone i corpi.
Le
manette rimasero sui polsi di Ash come due bracciali. La cattiva notizia è che
questo lo rese immune agli effetti dell'aermitio,
una bruttissima conseguenza per gli oggetti in quel materiale.
Per
mia grande fortuna uscire da lì è più difficile che entrarci, bisogna compiere
un rito che dura diversi minuti: bisogna usare un pentacolo, disegnato con un
gesso bianco, e candele. Se avessi indagato più a lungo su quel portale forse
avrei capito cosa stavano facendo e sarei stato pronto a quello che sarebbe
successo pochi giorni dopo.
Tornato
a casa, analizzai la mia nuova spada e capii che poteva essere integrata a un
meccanismo per aumentare le capacità danneggianti dell'argento. Mi misi subito
all'opera.
Pochi
giorni dopo, vidi in una stradina non molto distante da casa mia un gruppetto
di demoni che correva in modo uniforme verso la fine della strada.
«Ehi,
ragazzi! Non è un po' tardi per le baby gang? Tornate a casa.»
«Prendetelo!»
«Sì,
dai, venite.»
Con
una mossa secca sfilai la spada dal fodero dietro la schiena, schiacciai il
pulsante sul manico e mostrai ai miei nemici la mia ultima modifica, una spada
potenziata con la fiamma blu!
Cominciai a rotearla e qualunque demone mi si avvicinasse veniva polverizzato
dalla mistura di fiamme blu e
argento, che si legarono perfettamente tra loro. Poco dopo ne rimase solo uno,
il capo, che cominciò a scappare, come al solito. I demoni non sono rinomati
per il loro coraggio. Lo inseguii fino ad arrivare dentro a un condominio e da
quel momento tutto iniziò a peggiorare.
Di
solito per avere maggior potere sui demoni bisogna conoscerne il vero nome,
quindi sono soliti non divulgarlo facilmente. Per questa ragione, do dei nomi a
questi soggetti, in questo caso
decisi di chiamarlo Andrew.
Con
un colpo di spada tagliai via la mano di Andy - ah, mi piace questo nome - e
con un altro fendente gli sfregiai la parte alta della faccia con un taglio che
andava da un occhio all'altro, rendendolo quasi completamente cieco.
«Andy, dove stavi andando?»
«Non
sono affari tuoi, Monroe.»
«Beh,
in ogni caso, ora dove puoi andare?»
Andy sanguinante stava osservando
uno specchietto portatile.
«Un
posto ci sarebbe, non sei l'unico con novità.»
«Cosa
intendi?»
«Non
devi preoccuparti di questo, occupati di scappare, lui sta arrivando»
Tirò un pugno allo specchio e,
invece di romperlo, il suo braccio lo attraversò creando una specie di onda,
come quando si tira un sasso in uno stagno. Andy venne risucchiato fino a che
l'unica traccia della sua esistenza nel nostro mondo, fu la mano appena mozzata
ridotta a cenere e il sangue nero come il carbone. Poco dopo, però, riguardando
lo specchio vidi una sfumatura rossa e gialla, come fosse una fiamma, direttamente
dall'Inferno dalla quale emerse una piccola immagine di Andy.
«A
cosa è servito tutto questo?»
«...A
prendere tempo...»
Lanciai
lo specchio per terra frantumandolo, mentre Andy si spostava da una scheggia
all'altra in cerca di uno specchio intero
dove stare.
Appena
uscii dalla stanza, cosa della quale mi sarei dovuto accorgere, un grande
occhio verde comparve tra i frammenti di vetro: brutto presentimento nel mio
lavoro.
Nel
corridoio del condominio mi affacciai alla finestra in cerca di qualcosa di
confortante e, indovina un po'? Vidi un cumulo di demoni infernali che si
ammassavano intorno a un pentacolo. Appena mi videro, uno di loro cominciò a urlare di uccidermi, era un demone di un rosso più cupo rispetto agli altri,
con corna nere e ali da pipistrello strappate. I suoi occhi rossi sembravano
quelli di un gatto, con la consueta forma affusolata, ma sicuramente più
minacciosi. Si ergeva sugli altri, il che mi fece capire che era il capo, e
soprattutto non si lanciò su di me insieme al resto dell'orda che voleva
uccidermi, ma rimase indietro a guardare per poter sopravvivere al passo
successivo. Da questo momento in poi decisi di chiamarlo Bob.
In
base ai miei anni di servizio ho imparato che quelli come lui sono Generali,
premiati con il dono del volo dal Re dei demoni in persona; non è, come tutti
voi penserete, Satana ma qualcuno a lui direttamente inferiore che tutti gli
Helsing non sono mai riusciti a trovare. Bob era l'unico che rimaneva accanto
al pentacolo circondato da candele, a sussurrare strane parole, forse in
latino.
Senza
pensarci troppo tirai fuori la mia spada e la balestra e cominciai a togliere
di mezzo qualche demone, ma quando mi accorsi che erano troppi tirai fuori le
granate H: piccole ampolle esplosive in argento piene di acqua Santa, infatti l'H
sta per Holy. Immaginate l'esplosione in mezzo a un'orda gigantesca come quella
che mi stava per uccidere! Dopo pochi secondi una fontana di acqua Santa aveva
sovrastato i miei nemici e io mi avviai verso il mio nuovo amico Bob, e proprio
in quel momento una fiammata gigantesca uscì dal pentacolo e mi investì in
pieno facendomi volare indietro di almeno dieci metri.
Bob,
tutto esaltato, volò fino alla fine della cascata di fiamme e urlò: «Mio
signore, finalmente su questo mondo! La nostra orda è stata sterminata da un
insulso umano.»
«Insulso?»
«Ora finalmente è qui, però possiamo ricostruire la nostra armata, conquistare
questo mondo e riacquistare la gloria passata con l'umanità ai nostri piedi!»
In
tutto questo una massa simile a un corpo gigantesco uscì dalle fiamme. Quel coso
non era umano e emetteva strani ruggiti, e versi gutturali che, man mano che
passava il tempo, sembravano sempre di più parole.
«...e
insieme domi...do...ahh...»
«Ma
vuoi stare un po' zitto?» avevo appena fatto un buco di cinque centimetri nel
petto di Bob, lui mi era simpatico, mi dispiaceva... L'essere mi stava guardando
e stava diventando sempre più grande.
«Sono Ash Wrather re dei demoni»
«Ti
avviso,sto capendo molto poco.»
Il gigante in fiamme fece un verso
di disappunto.
«Ash
Wrather, demonarum rex sum»
«Wow,
anche il Latino, ne so quanto prima.»
«Le
generazioni del presente sono analfabete?»
«Scusa,
cosa sono la generazioni del presente? Comunque così va bene.»
«Non
parlare così, in suo cospetto... Lui è un essere supremo!»
Gli sparai un colpo in testa.
«Stai
zitto, caro, gli adulti stanno parlando. Comunque, tu, cosa enorme, chi sei?»
«Io
sono Ash Wrather, Re dei demoni!»
Finalmente,
dopo secoli di ricerche io, Jason Monroe, avevo trovato il più grande problema
dell'umanità: il Re dei demoni.
2
TUTTO QUESTO IN UNA SETTIMANA?
Ancora incredulo della
presentazione del re dei demoni, non mi resi conto della sua mano infuocata
puntata verso di me.
«Ora
però devi morire»
Non
so ancora con quale forza mi tirò una palla infuocata addosso, ma
fortunatamente so schivare bene. Dopo un paio di palle di questa pioggia di
fuoco, Ash, con un'espressione alquanto adirata, innalzò una gigantesca barriera
di fuoco. Senza pensarci troppo vidi vicino a me un estintore e provai a creare
un varco nella barriera, ma il fuoco continuava a riempire ogni spazio creato,
fino a che non mi arrivò un'idea molto stupida: diventare io l'estintore. Mi
spruzzai della schiuma su tutti i vestiti e corsi verso le fiamme e, anche se
con qualche bruciatura, oltrepassai l'ostacolo. Sfortunatamente mi accorsi che
quella schiuma non andava via facilmente, rimase appiccicata e dovetti buttare
i vestiti, avrei dovuto pensarci di più, ma per colpa dell'ansia e della
tensione la vidi come l'unica opzione possibile.
Mi
trovai quindi davanti al pentacolo. Come in ogni rito ciascun oggetto deve
essere al proprio posto: le candele sulle punte del pentacolo, le braccia dello
stesso congruenti, quindi per interrompere la connessione del portale avrei
dovuto togliere anche solo una candela. Il problema era quello!
Non
appena arrivai davanti a una di esse, mi sentii molto stanco, come se un
autobus mi fosse crollato addosso. Da
questo immaginai che ci fosse una seconda barriera che impediva l'accesso alle
candele. Con tutta la forza che mi rimaneva corsi verso il pentacolo e più
avanti andavo, più il senso di
spossatezza aumentava, fino a farmi crollare in ginocchio. Le candele
sembravano lontanissime e sentivo di star per svenire: le gambe stavano
perdendo sensibilità ma ancora avanzavo, le braccia sembrava mi si stessero per
staccare, ma io continuavo. Ogni giuntura del mio corpo sembrava voler andare
dove le pareva e abbandonare il mio corpo: ancora qualche secondo e avrei perso
i sensi o la vita!
Proprio
nel momento in cui allungavo la mano, prima di svenire, tastai qualcosa di
conico e caldo: finalmente avevo trovato la candela! Con quel piccolo
rimasuglio di forza di volontà, tirai verso di me la candela mettendo fine a
questa follia.
Un vortice si creò e risucchiò Ash
e tutti i corpi dei demoni morti.
«Monroe!
Ricorderò questo atto, non puoi fermarmi, stai solo ritardando la mia ascesa!»
In
tutto questo non mi accorsi che l'unico corpo che non era stato risucchiato era
quello di Bob, il demone che aveva evocato Ash.
A
molti di voi sarà venuto in mente: Ehi! Ma non avevi detto che i demoni non
dicono il loro nome? Perché Ash te l'ha detto? Punto uno: non era il suo vero
nome, probabilmente il nome Ash Wrather gli è stato affidato dai popoli antichi
per non chiamarlo “massa informe di fuoco”. Punto due: anche fosse stato il suo
vero nome, è così potente che non sarei stato in grado di provocargli seri
danni, di conseguenza avrebbe anche potuto dirlo. I nomi dei demoni infatti non
hanno un significato, sono nomi in una lingua sconosciuta, una lingua
infernale, dove ogni parola è collegata a un'azione; lingua che non sono ancora
riuscito a conoscere e decifrare.
Il
lato negativo di scoprire e parlare questa lingua è che, una volta ricevuti i
poteri da queste parole, ti viene affidato un nome, che solo tu sai, ma che dà
pieno potere sulle tue azioni e pensieri.
Tornato
a casa mi misi sul divano con un pacchetto di verdure congelate sul fianco per
alleviare il dolore e accesi la televisione. Pensate un po', parlavano di me e
di Ash! Parlavano
di una lotta tra barboni, dove un pazzo si riempiva i vestiti di schiuma, ma
dai! Era l'unica soluzione! Alzai il volume. Dicevano che i presenti avevano
visto uno dei due, grande e somigliante a un mostro, attaccare con un accendino
quello ricoperto di schiuma... Un accendino?Erano palle di fuoco! Stando a
quanto dicevano, non c'erano stati morti ma sicuramente molti sconvolti da
questo, e io mi permetto di entrare in questa cerchia. Insomma, avevo visto il
Re dei demoni in persona! Anche in una vita come la mia è una cosa
sconcertante! Naturalmente
le persone vedevano quello che potevano, solo io posso vedere le vere azioni
dei demoni (palle di fuoco comprese), la gente comune ha una visione ristretta,
offuscata di quello che succede e penso di non vedere l'interezza dei misteri
dell'universo anch'io. Quella notte però è stata così assurda che per poco la
mente di ogni cittadino che avesse assistito non è esplosa per le troppe
informazioni, non potendo trovare una spiegazione.
Per
evitare che tutto quello che accadde
potesse ripetersi, decisi di cercare informazioni.
Andai
al DRINK, il bar dove lavoro, mi misi la divisa e cominciai a preparare
cocktail per i clienti. Tutti uguali tranne uno. Mi disse che era molto felice
perché entro poco il suo capo l'avrebbe premiato. Gli chiesi cosa intendesse
per premio e mi rispose: «Oh, non mi crederesti, goditi la tua breve vita in
questa città finché ce l'hai»
«Come
hai detto di chiamarti?»
«Se
conoscessi il mio nome, sarei tuo schiavo, non posso dirlo a una persona
qualunque come te»
«Ok,
beh, sorridi! Offre la casa!»
In
quel momento l'uomo sembrò spaventato. Il suo viso cominciò a smagrirsi e
arrossarsi, sulla fronte premevano due escrescenze che rendevano la pelle quasi
trasparente, gli occhi persero il colore, la cornea si fece giallastra e le
pupille si affusolarono. La pelle del viso cominciava a lacerarsi e uno strato
di tessuto squamoso color rosso fuoco comparve al suo posto. Avrete già capito
che si trattava di un demone, però ancora giovane avendo le corna non ancora
sviluppate completamente.
«Tu...msei
un Helsing! Devi morire!»
Un
urlo stridulo uscì dalla sua bocca.
Appena
si alzò dallo sgabello, presi una bottiglia da sotto il bancone e gliela ruppi
in testa, lasciandogli solo qualche graffio. A quel punto gli mollai un gancio
destro spostandogli la mascella e facendolo crollare a terra dolorante.
Purtroppo gli altri clienti avevano visto l'accaduto ed erano scioccati. Nel
panico dissi che non voleva pagarmi e gli altri tirarono fuori i portafogli per
farmi capire che loro avrebbero pagato. Non mi era andata così male.
Nei
giorni seguenti nessun altro come lui si presentò al bar ma lui mi era già
stato molto d'aiuto: volevano riprovare a portare qui Ash.
Sapendo
che i nemici si sarebbero preparati, non fui da meno: mi allenai tutti i
giorni, tutto il giorno, migliorando soprattutto la mia resistenza, vedendo
l'effetto della barriera protettiva per le candele.
Negli
giorni successivi modificai i miei vestiti e armi, comprandone anche di nuovi.
Resi il mantello ignifugo per impedirmi di pensare a un'altra genialata come
quella dell'estintore; applicai un buon mirino a ogni arma e sperimentai un
nuovo metodo di deposito di armi, ma ero ancora lontano dall'obiettivo voluto. Avevo
però un vantaggio: sapevo che la prossima battaglia sarebbe stata combattuta in
città, zona che conoscevo molto bene, nella quale però non riuscivo a muovermi
come volevo. Dovevo trovare un altro mezzo e pensai subito a un classico: un
rampino.
Nei
giorni che vennero creai un oggetto non esattamente funzionale, che consisteva
in un semplice arpione legato a una corda che poteva essere ritratta con un
sistema di piccole carrucole sulla mia cintura, che non usai perché, lo scoprii
quasi subito, non abbastanza resistente. A quel punto misi quel sistema, ancora
più miniaturizzato, in una specie di pistola, che sparava un cavo in nylon con
cuore metallico, per rendere al massimo le capacità resistenti di questo
materiale.
Dopo
una decina di test sulla resistenza del cavo decisi che ero pronto per la prova
sul campo. Arrivai in cima al palazzo dove abito, guardai giù per capire,
nell'eventualità fossi caduto, da quale altezza sarei caduto e, appurato che
non sarei morto, provai subito la mia nuova invenzione sul palazzo accanto. L'artiglio
si aggrappò perfettamente alla balaustra. Con una buona dose di paura, ma anche
di speranza, mi buttai.
Caddi
nel vuoto. Sentii l'aria che mi si sbatteva in faccia. Arrivato a pochi metri
da terra, quando già stavo pensando a quanti antidolorifici avrei dovuto
prendere, sentii un piccolo sobbalzo e capii che ero sospeso, attaccato al
cavo. Con grande felicità cominciai a dibattermi ma, guardando in alto verso
l'artiglio, vidi che a ogni movimento stavo piano piano scivolando giù. In
pochi secondi l'artiglio scivolò dalla balaustra e caddi sull'asfalto. Rimasi
sdraiato a terra, pensando a come avrei
potuto rendere migliore la presa. Immaginai quindi un meccanismo per agganciare
i bersagli, con i bracci dell'artiglio ripiegabili. Avrei dovuto pensarci
subito.
Dopo
circa tre settimane dall'arrivo di quel demone al bar, la storia si ripeté. Ash
stava tornando e in un luogo non molto favorevole.
Quella era una notte propizia per
evocare bestie sataniche o demoni, era una notte di sangue, era la notte della Luna
Rossa.
Nel
mio appartamento, per nascondere le armi ai normali ospiti, se li avessi mai
avuti, avevo costruito un passaggio segreto che poteva essere aperto solo con
una sequenza di azioni: la finestra che dava sul parco aveva la maniglia
staccabile, sotto la quale si trova un sottile dischetto. Recuperando quel
dischetto lo si deve inserire in una piccola fessura sul lato del termostato e
bisogna mettere una temperatura che non dico per ragioni di sicurezza. A quel
punto si crea un buco nel muro e si può accedere a una stanza piuttosto buia
dove tengo tutte le mie armi ed esperimenti.
Per
non essere totalmente ignaro sull'argomento, cercai nella mia libreria Il Tomo, completato negli anni dai miei
predecessori Helsing. Il Tomo è un volume di un migliaio di
pagine, dove viene spiegata la storia dei demoni, come evocarli e fermarli. Lì
cercai il nome Ash Wrather e trovai uno scritto del 1898, di Arthur Williams,
uno dei primi Helsing a descrivere i demoni in questo libro. Lessi che la fonte
del potere di Ash è il fuoco, con il quale è capace di creare oggetti o
distruggere qualsiasi cosa con un raggio di fuoco altamente distruttivo, è
capace di carbonizzare i nemici e farsi esplodere, ricomponendosi
immediatamente. Nessun punto debole è stato ancora scoperto.
Misi
le nuove armi nella sacca, chiusi la porta segreta e andai verso l'uscita di
casa. Prima di uscire però controllai dallo spioncino, giusto per prudenza, e
vidi sei persone con una carnagione rossa che si stavano preparando a buttare
giù la porta con un ariete.
Sentii bussare. Non risposi. Cominciarono a colpire
la porta. I colpi si fecero sempre più rumorosi. Sentii uno scricchiolio dalla
porta. La parte esterna si era incrinata. Tirai fuori la mia balestra munita di
frecce con punta di argento. Qualche secondo di silenzio. Con un colpo più
forte degli altri crearono un varco nella parte centrale della porta. Da quel
buco sparai il primo colpo e ne uccisi uno. Arrabbiati più di prima, i demoni
tirarono un colpo che spezzò quasi interamente la porta e cominciarono a
entrare. Li aspettai con la spada
sguainata. In pochi secondi avevo cinque cadaveri nel salotto, uno davanti alla
porta e l'entrata di casa mia completamente distrutta. Sentii urli di scherno e
strani rumori dalle scale, il che significava che ne stavano arrivando altri.
Per evitare di peggiorare la situazione cercai una via d'uscita: le uniche
erano la porta, non disponibile, e la finestra. Controllai l'altezza dalla
quale sarei saltato e con alcuni veloci calcoli pensai che me la sarei cavata.
Con una breve rincorsa mi scagliai contro la finestra, rompendola e, appallottolato
come un riccio, mi buttai verso la strada.
A
quanto pare non avevo fatto i calcoli correttamente, essendo rimasto per
qualche secondo sdraiato a terra. Mi sembrò di essermi rotto qualcosa, ma
probabilmente erano solo muscoli doloranti. Mi alzai a fatica, con la spalla
leggermente lussata. Con una mossa imparata da poco, mi rimisi a posto il
braccio e in lontananza, verso il parco, vidi qualcosa che non mi confortava,
anche se me l'aspettavo: un pentacolo in mezzo alla strada, con un ammasso di
demoni intorno. Che novità, nella mia vita! Questa volta però ero preparato e
pronto a qualsiasi cosa, o almeno lo pensavo.
3
TUTTO VA PER IL VERSO SBAGLIATO
Anche se avessi dovuto
aspettarmelo, ero stupito di quello che avevo visto: c'era Bob al centro del
nuovo rito, quel maledetto!
Aveva
radunato un'armata ancora più grande a protezione di quanto aveva preparato.
Probabilmente sarei morto se non avessi portato le nuove armi: fucili
semiautomatici con mirino laser e mitragliatrici, ovviamente usando proiettili
a frammentazione in argento.
Mi
accorsi però che Bob aveva fatto un buon lavoro con i demoni dato che, una
volta aizzati contro di me, pur avendone uccisi a centinaia, non sembravano
diminuiti neanche un po'.
Non
sapendo quindi cosa fare presi la mia fidata pistola e la spada e aspettai che
si avvicinassero ancora un po' per iniziare il massacro. Colpi di pistola,
fendenti di spada, figure rosso fuoco che si ammassavano intorno a me, fiumi di
sangue nero e fumo che usciva dagli arti tagliati dei demoni: le uniche cose
che vedevo in quel momento in cui l'adrenalina era arrivata a valori
inimmaginabili.
Pensavo
di averci messo poco ma appena il fumo si diradò vidi una gigantesca figura
umanoide formata da lingue di fuoco che stava prendendo sembianze sempre più
reali: Ash stava arrivando nel nostro mondo e stava quindi lasciando la sua
terra di prigionia.
Capii
dal modo in cui mi stava guardando che Ash si ricordava di me (sempre che si
possa dire che una massa di fuoco abbia un'espressione). Per scaricare la
tensione sparai tre colpi a Bob, anche
per assicurarmi che per un po' non mi avrebbe dato fastidio. Dal pentacolo
uscì un turbinio di fuoco che sembrò formare un piede che voleva schiacciarmi e
che evitai di scatto. Vidi di lato il piede tozzo di Ash e mi sembrò diventare
di un rosso più scuro, come la pelle dei demoni solidi e capii che il processo
di formazione sulla nostra Terra si stava compiendo. Pensai che dovevo
bloccarlo e subito, approfittando del fatto che poteva, ancora per poco,
attraversare le cose.
Presi
dal borsone il rampino e mi catapultai su di un palazzo al lato di Ash
attirando la sua attenzione. Proprio come un idiota, dato che comunque non
avrebbe potuto colpirmi. Ash tirò un pugno verso di me e lo evitai lanciandomi
sul palazzo opposto, giusto in tempo per evitare il colpo e fargli attraversare il muro
solidificandosi dentro di esso. Feci lo stesso sulla cima del palazzo accanto e
mi lanciai sulla strada subito dopo l'attacco sferrato su di me. Disperato, cercai un appiglio su un lampione per frenare la caduta ma ero troppo
veloce e rallentai di poco la caduta
facendomi comunque male. Approfittando del mio momento di debolezza Ash sollevò
l'altro suo piede e tentò ancora una volta di schiacciarmi. Un attimo dopo
rotolai via e il piede di Ash oltrepassò il terreno andandosi a incastrare
sotto l'asfalto.
«Ma
davvero?... Almeno... almeno lasciami rialzare!»
Appena
mi accertai che Ash fosse, bloccato mi avviai verso le candele con una bella
rincorsa in prevenzione alla barriera destabilizzante che, stranamente, non mi
fece più effetto, anche se non ci detti molta importanza.
Appena
arrivato davanti al pentacolo tirai via una candela: «E ancora una volta addio,
caro il mio...»
Mi
fermai non appena mi accorsi che non stava cambiando alcunché: nessun turbinio
dentro il portale, nessun corpo di demone risucchiato, nemmeno Ash che mi
urlava contro, perché? Mi risposi subito. Sentii
una risata, dapprima sembrava uno strano verso, che lentamente si trasformava
in una ridarella fin troppo reale per una creatura fatta di fiamme che sarebbe
dovuta scomparire.
Guardai
verso l'alto e vidi un demone gigantesco, con quattro ali d'aquila piene di buchi,
con una lunga coda e la pelle coriacea di un rosso sangue. Ash era concreto.
Ash era qui.
Con
una rapida mossa si liberò mani e piedi e con un'onda d'urto piuttosto forte mi
sbalzò fino al muro di un palazzo lì vicino. In tutto questo il grande demone
fu circondato da fiamme con una luminosità così intensa che dovetti distogliere
lo sguardo. Proprio in quel momento, distogliendo lo sguardo da quel bagliore,
mi resi conto che Ash era accanto a delle case, dove molte persone dormivano.
Non potevo permettergli di ucciderli. Dovevo portarlo lontano.
Appena
le fiamme diminuirono vidi una nuova forma di Ash, probabilmente la sua forma
completa: aveva due lunghe corna curve, gli occhi di uno strano bagliore
rosso-giallastro, la pelle a metà tra il rosso e il viola e un'armatura in
ottone che gli copriva spalle e petto.
Immediatamente
mi rimisi in piedi e provai subito a svuotargli contro un paio di caricatori
della mia mitragliatrice, ma Ash generò un'enorme barriera infuocata che
sciolse i miei proiettili come fossero burro. Non sapendo che altro fare, anche
solo per indebolirlo corsi. Corsi più che potevo per portarlo lontano dalla
zona abitata ma, come immaginavo, poteva teletrasportarsi, cosa che faceva
spesso per pararmisi davanti e darmi molto fastidio lanciandomi altre palle di
fuoco. Feci quello che potevo ricordandomi gli anni in cui a scuola giocavo a
dodgeball, evitando con ogni tipo di schivata la sua cascata di fiamme.
Mentre
correvo e tentavo di non farmi ridurre a un mucchio di cenere, l'unica cosa a
cui pensavo era cosa avrebbe detto questa volta il telegiornale, visti gli
ingenti danni arrecati anche agli ultimi piani dei palazzi e, soprattutto,
tutte quelle palle di fuoco che lasciavano il segno per strada... ancora
accendini?!
Dopo
diversi minuti di corsa-schivata mi ritrovai alla fine della zona urbana,
vicino all'autostrada e lì Ash comparve all'inizio della strada e, guardandomi
direttamente negli occhi, si fece esplodere disintegrandosi.
Nel
fumo vidi il suo volto e, poco dopo, vidi l'intero demone: si era riformato da
ogni sua particella fino a poco prima dispersa nell'aria. Quell'esplosione
generò un'onda d'urto più forte di qualsiasi altra io abbia mai subito tant'è
che tutti i vetri lì vicino si frantumarono. Quell'esplosione mi scagliò contro
un muro e mi fece perdere i sensi. dopo aver lasciato una bella crepa nel muro.
Mentre
i miei occhi si chiusero, vidi, per una frazione di secondo, un ovale vibrante
di colore bianco e viola. Tutto sembrava finito, ma la speranza rinacque nel mio
cuore: erano arrivati i rinforzi.
Da
quel portale uscì una mia vecchia amica, con la quale salvai il mondo un paio
di volte.
Il suo mondo.
Lei
è Zeka, chiamata da tutti Cyber arm. Mio padre, meccanico, un giorno ebbe la
visita di una ragazza che aveva perso il braccio e aveva bisogno di
un'immediata operazione per bloccare l'emorragia. Per questo mio padre e un
dottore, suo amico, le impiantarono questa protesi in titanio, chiamata proprio
The Cyber Arm, capace di sopportare ogni tipo di energia.
Zeka
era un demone, uno di quelli buoni, e aveva già imparato come canalizzare il
suo potere ancor prima che la incontrassi. Lei è il demone più potente che io
conosca, anzi conoscevo, dopo l'incontro con Ash. In ogni caso lei è figlia di
una “demon” (i demoni femminili) molto potente, quasi a livello del Re dei
demoni, chiamata Ashira (avendo i nomi simili, immagino siano comparsi insieme
nel nostro mondo... i popoli antichi non avevano una grande fantasia per i
nomi).
I
poteri principali di Zeka sono di tipo mistico: può generare campi di forza e
raggi interdimensionali che possono ferire pesantemente chiunque e
fortunatamente può creare portali tra i mondi per spostarsi velocemente,
aiutandomi spesso nei momenti di difficoltà.
Quando
la vidi uscire dal portale era molto diversa da come l'avevo lasciata: aveva la
sua felpa con cappuccio con lo stemma della sua squadra, i “rock”: una stella
con al centro una “R”. Aveva la cicatrice sull'occhio più estesa, segno che
aveva usato molto la magia nell'ultimo periodo. La sua cicatrice era come una
crepatura sull'occhio, che brillava di una luce rossastra. Se fosse aumentata
fino a coprire tutta la faccia, avrebbe liberato il suo demone interiore e
sarebbe diventata incontrollabile, cosa non conveniente nella situazione
attuale. Il suo braccio era stato ridipinto con colori viola e verdi. I suoi
colori preferiti.
Appena
uscita dal portale mi guardò e tentò di risvegliarmi, ma ero crollato. Dopo lo
sforzo di quella notte, una botta come quella ti fa svenire per diversi minuti.
Non appena Ash notò Zeka ne fu
sorpreso, ma questo durò poco visto che le lanciò ripetutamente palle di fuoco
come si fa tra amici.
Ash
si fermò per controllare il suo operato ma non era a conoscenza della dote
magica di Zeka: per proteggere lei e me, creò un enorme campo di forza che fece
rimbalzare via ogni colpo lanciato da Ash. Ora era il turno di Zeka. Scaricò
sul demone una gigantesca dose di fotoni dal colore blu che Ash bloccò
prontamente con uno scudo di fuoco che non sarebbe durato molto e questo Ash lo
sapeva perfettamente. Con uno slancio e un urlo di dolore allontanò da sé lo
scudo e il raggio di Zeka venne interrotto.
Ash
ormai stufo si concentrò: si rannicchiò su sé stesso ed esplose ancora una
volta. Quella provocata da lui era un'esplosione gigantesca che distrusse gli
edifici vicini. Mi risvegliai proprio in quel momento e fui investito da tutta
quella potenza.
Zeka
e io pensavamo fosse morto o soltanto scomparso, ma poco più lontano, nel bel
mezzo della città, si riformò con un'implosione inaspettata nel cemento della
strada. Ci dirigemmo verso di lui mentre ispezionava la città.
Appena
ci vide, infuriato più di prima, ci colpì con una lingua di fuoco munita di una
mano artigliata che mi colpì direttamente in faccia lasciandomi una lunga
cicatrice che partiva dagli zigomi e arrivava fino al mento, che mi
farà compagnia per il resto della vita.
Stremati
da tutto quello che successe quella notte, rimanemmo qualche secondo a terra
prima di rialzarci per continuare a combattere. Involontariamente lasciammo ad
Ash il tempo di ricaricare le energie e prepararsi a sferrare il suo attacco
più potente. Ash aprì la bocca così tanto che i lati si stavano per strappare,
la gola si colorò di un giallo spettrale sempre più intenso e il demone puntò
un palazzo di una ventina di piani.
Con
un verso simile a un rantolo acuto, il petto di Ash si gonfiò e un raggio
giallo e arancione uscii dalla sua bocca e colpì il palazzo frantumandone un
angolo. Il palazzo oscillò e si inclinò fino a cedere e crollare. Prontamente
Zeka lanciò un incantesimo bloccante che arrestò la caduta degli ultimi dodici
piani.
Ash
intanto caricava un nuovo attacco. La sua gola questa volta era di un rosso
fiammante e con lo stesso verso un altro raggio d'energia colpì il palazzo
accanto disintegrando due piani interi e frantumando tutte le finestre, facendo
inclinare il palazzo che si fermò incastrandosi con l'edificio di fronte. A
quel punto successe quello che non sarebbe mai dovuto accadere: alcune persone
cominciarono a cadere dalle finestre. Zeka era impegnata con l'altro edificio
ed ero l'unico disponibile a salvarli. Mi lanciai con il rampino verso quelli
più in basso perché più a rischio. Recuperai un paio di uomini e donne
facendoli reggere al cavo e lasciandoli su di un tetto di una casa.
Recuperati
i restanti civili attaccati alle finestre, tornai in strada con Zeka al mio
fianco, avendo sistemato il suo palazzo.
Ash
stupito disse: «Non mi aspettavo una dedizione come la vostra nel salvare le
persone! Vi ucciderò per ultimi.»
Guardandosi un po' intorno notò un
piccolo condominio
«Monroe... la
riconosco questa abitazione. Non è casa tua?»
Tentai
di fermarlo, ma ogni mia mossa era vana. Parava ogni colpo. La sua gola si
colorò ancora una volta di un colore rosso che poi mutò in un viola scuro.
Emise un sibilo che non dimenticherò mai, così acuto che mi provocò un momento
di sordità con soltanto quel rumore nelle orecchie.
Un
raggio colpì casa mia disintegrandone il muro e incendiando il mio appartamento
e, per infierire, Ash continuò a colpire fino a che non venne
completamente cancellata dalle fiamme dell'Inferno.
Mi guardò negli occhi per qualche
secondo con uno sguardo di sfida e scomparì immediatamente in una nube di fumo.
Rimasi inginocchiato a terra stremato, ferito, con i capelli che mi cadevano
sul viso, senza speranze. Guardavo le macerie della mia vecchia casa. Negli
occhi avevo solo terrore. Tutta quella distruzione davanti a me, tutto quello
che avevo fatto.
«Andiamo
Jason, ho visto deve è andato, dobbiamo... Jason?»
«Non
ho più niente. Mi ha distrutto tutto. Non posso più fare niente.»
Zeka
si inchinò davanti a me.
«Jason,
Ash ti avrà anche distrutto casa, non avrai più tutte le tue armi, ma io ti ho
visto in azione. Jason, non hai bisogno di quelle armi, tu le hai modificate, tu
le hai rese come erano, tu sei più forte di lui. Jason, TU sei la tua migliore
arma. »
Improvvisamente una scarica di
adrenalina mi travolse e un brivido mi salì dalla schiena.
«Prendiamolo.»
Con
l'ultimo sforzo mi rialzai con le costole doloranti e il graffio sul viso che
mi pulsava. In bocca avevo un sapore metallico.
Con
tutta la rabbia che avevo in corpo, con la voglia di vendetta, con la
determinazione a ripartire e andare avanti, corsi, con al fianco una fidata
amica, verso Ash. Corsi verso la fine di tutta questa pazzia.
Il sole stava sorgendo. Era l'alba di un nuovo giorno.
Era l'alba del giorno degli Helsing.