In un cassetto ho ritrovato questa fiaba che avevo scritto tanti anni fa insieme a White Buffalo. Era stato un esperimento, anche perché sapete che scrivo romanzi, racconti e poesie per grandi.
Oggi, però, mi fa piacere farvela leggere e credo che White Buffalo non avrà niente in contrario. :-)
IL MISTERO DELLE SETTE FRECCE
Una fiaba scritta a quattro mani
C’era una volta una bambina di nome
Chiaro di Luna. Si chiamava così perché era nata in una notte di plenilunio, ma
non era la luna del pianeta Terra, bensì quella di un piccolo pianeta sperduto
vicino alla Via Lattea.
Un giorno, i suoi genitori le
parlarono delle sue origini; le dissero che facevano parte di un popolo che
viveva in immense praterie, talmente grandi che lo sguardo poteva correre lungo
l’orizzonte senza scorgerne la fine.
La loro tribù dimorava vicino a un
fiume e i loro teepee erano nei pressi
di vecchie querce, ma quello non era un posto fisso poiché si dovevano spostare
per cacciare i bisonti e procurarsi tutto ciò di cui avevano bisogno per stare
al mondo.
Le spiegarono che i Sioux erano
pacifici, ma ora stavano lottando per non perdere la loro Terra…
Suo padre, Freccia d’Argento, non
riuscì a proseguire, sembrava rattristato al pensiero dei difficili momenti che
il suo popolo stava attraversando.
Chiaro di Luna chiese loro più
volte come mai si trovassero su un altro pianeta, ma questo era un mistero,
qualcosa di inspiegabile, una sorta di incantesimo.
Aveva sorpreso suo padre mentre
pregava il Grande Spirito di farli tornare tra la loro gente, ma fino ad allora
ciò non era accaduto.
La bambina trascorreva molto tempo
a giocare con la sua bambola e un piccolo teepee che le aveva fatto la madre.
Suo fratello, Penna Gialla, invece, era sempre con il padre che gli raccontava
tutte le usanze dei Sioux. Gli aveva costruito un piccolo arco con delle frecce
e, mentre il ragazzino tirava verso le stelle, Freccia d’Argento gli prometteva
che quando fossero tornati al loro villaggio, avrebbero trovato lo zio, Lupo
Grigio, un grande guerriero; lui gli avrebbe insegnato tutto quello che un
giovane deve sapere.
Nel frattempo, sulla Terra, Lupo
Grigio si dava un gran da fare per trovare il modo di far tornare i suoi
parenti. Purtroppo quella non era la sola preoccupazione; le battaglie
infuriavano e per gli indiani le cose non si stavano mettendo al meglio. Presto
sarebbero stati cacciati dalle loro Terre e obbligati a vivere nelle Riserve.
Anche se Lupo Grigio non si voleva
rassegnare a questa realtà, sapeva che quello era il destino che li attendeva.
Dopo aver a lungo riflettuto sulla
situazione, decise di andare a parlare con il capo del villaggio, un uomo molto
anziano e incredibilmente saggio.
Si sedettero insieme nel suo teepee
e fumarono la sacra pipa in silenzio. Lupo Grigio cominciò a esporre i suoi
pensieri al vecchio capo che lo ascoltava attentamente. Gli disse che non
sapeva più se fosse giusto cercare di far tornare suo fratello, Freccia
d’Argento, con la sua famiglia; forse era meglio essere liberi su un altro
pianeta che chiusi in una Riserva nella
propria Terra.
Rimasero entrambi in silenzio a
meditare sulla situazione.
Dopo un tempo indefinito, il capo
indiano cominciò a parlare:
«Qualche tempo fa ho fatto
un sogno. Volavo alto nel cielo come nostra sorella aquila e mi trovavo in una
valle meravigliosa, dove i ruscelli scorrevano impetuosi, gli animali nei
boschi vivevano felici, prati immensi colorati delle più belle varietà di fiori
tappezzavano i fianchi delle montagne che svettavano fino a toccare il cielo;
ed ecco che in cima alla vetta più alta un bagliore illuminava una stella
caduta dal cielo, fissata al terreno da sette frecce dipinte coi colori sacri
alla nostra gente: nero per l’Ovest, rosso per il Nord, giallo per l’Est, bianco
per il Sud, verde per Nonna Terra, azzurro per Padre Cielo e marrone per le
sacre Rocce.
Tutto era talmente bello e armonioso che il mio volo durò per molto tempo e mi sentivo felice e al
sicuro.»
Lupo Grigio domandò al vecchio capo
cosa mai significasse tutto ciò ed egli rispose: «Una sola persona può
interpretare i sogni tra la nostra gente, il grande sciamano Gufo
Parlante.»
In men che non si dica il vecchio
stregone venne messo al corrente della visione affinché potesse esprimere un parere.
Dopo alcuni giorni tutta la tribù
venne chiamata al cospetto di Gufo Parlante che uscì dal suo teepee indossando
il vestito più bello, ornato da bellissime perline colorate e così parlò nel
silenzio più assoluto: «Ascoltate, mio popolo! Il Grande Spirito ci
manda a dire che una difficile prova ci attende. La famiglia di Penna Gialla che vive lassù, tra le stelle, potrà tornare sulla Terra, lontano da qui e al
sicuro, dove tutti gli uomini conosceranno il valore delle nostre usanze, e i
sacri riti potranno continuare.»
Un vociare scomposto si levò tra la
tribù e qualcuno chiese a gran voce, Come? Qualcun altro, Quando? Ed ancora, Dove?
«Ascoltatemi!» tuonò
Gufo Parlante. «Il Grande Spirito ha parlato di un luogo selvaggio e
divino. Entro sette soli da oggi, se la stella più bella nel cielo verrà
colpita dalle frecce colorate di Penna Gialla, tutto sarà compiuto! Danzeremo
tutta la notte affinché i nostri fratelli su, in cielo, possano sentire le
preghiere del grande popolo Sioux.»
Ecco che quella notte, ogni
guerriero, ogni donna e bambino, ballò al suono dei tamburi, senza sosta, in
modo che il sogno di Alce Rosso, il grande capo, potesse realizzarsi.
Nel lontano pianeta, intanto, la
famigliola dormiva tranquilla quando il grande baccano che veniva dalla Terra
svegliò tutti, uno a uno. Ben presto il
messaggio fu chiaro e Freccia d’Argento preparò le frecce per il figlio Penna
Gialla.
Quando, quella notte, tutti i Sioux
guardarono il cielo, videro sette frecce colorate colpire la stella più bella
del firmamento che cadde in una valle lontana, in un luogo selvaggio e divino,
da allora chiamato Monte dell’Orso.
Così ancora oggi tutti i figli più
buoni della Nonna Terra possono godere delle meraviglie di questa valle, dove
il cuore di ognuno è pieno di felicità, grazie all’armonia che lì vi regna.
E ai bambini più attenti, di
notte, quando la luna e le stelle brillano in cielo, sembrerà di sentire un
canto che invita ad amare e rispettare la Natura, a essere più buoni, a
guardare al futuro facendo tesoro delle antiche tradizioni.