Volevo solo avere più tempo

Volevo solo avere più tempo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle

martedì 20 dicembre 2022

Numero 422 - MASTERBOOK - Il racconto del terzo classificato - 20 Dicembre 2022


Oggi ci occupiamo del terzo classificato al primo Masterbook della storia. 
Come sapete si è appena concluso. 

Riporto quanto già detto in proposito nei precedenti numeri del blog (il 420 e 421) dove ho postato i racconti dei primi due classificati, in caso non abbiate letto. Insomma, è lo stesso "cappello" ;-)

Qualche mese fa mi era venuta questa idea, di creare un Premio Letterario un po' diverso - a eliminazione - attraverso varie Fasi e Prove diverse da quello che si è abituati a vedere.
Il risultato è stato eccellente: tanti partecipanti che si sono messi in gioco; tanto pubblico che ha partecipato anche al voto popolare; una bella condivisione tra le tante persone che amano scrivere e leggere. Il tutto in una serena atmosfera di competizione sportiva.
Desidero, dunque, ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa nuova mia iniziativa. 

Un ringraziamento particolare alla Giuria tecnica, composta dal mio Team di collaboratrici: Cinzia Baroni, Silvana Da Roit, Tania Mignani, Tiziana Mazza e Maria Rita Sanna. Con estrema dedizione e serietà hanno impiegato tanto del loro tempo per leggere, rileggere e scegliere - a volte con difficoltà - i testi, e quindi i concorrenti da mandare avanti. Hanno investito anche i personali sentimenti ed emozioni, con un grande senso di responsabilità. Sono davvero speciali e le ringrazio.
 

La mia menzione d'onore va a 

BARBARA ROMANO

per il suo percorso all'interno del Masterbook 

e per la penna talentuosa.

 
 I risultati finali GIURIA TECNICA

 1° Classificata

Tatiana Vanini

2° Classificato

Stefano Buzzi

 3° Classificata

Giuliana Degl'Innocenti

 4° Classificata

Laura Tarchetti

 

Risultato finale VOTO POPOLARE

 L'incipit che ha ottenuto più preferenze è stato quello di 

Tatiana Vanini

 

Complimenti alla vincitrice e a tutti gli altri finalisti, arrivare in finale in una competizione così strutturata è un ottimo risultato del quale andare orgogliosi!
 
In questo Blog riporterò i quattro racconti finalisti, nella loro interezza.
Li posterò uno alla volta perché sono lunghi e quindi meglio dare uno spazio singolo a ognuno.
Procederò in ordine di classifica e quindi ecco a voi, oggi,  il racconto terzo classificato.

VIAGGIO NELLA MENTE

di

Giuliana Degl'innocenti

 

 I

 

La sala d'attesa era avvolta da una gradevole penombra che sembrava avesse il preciso scopo di distendere i nervi e predisporre l’umore al dialogo. Gabriele sedeva sul divanetto in velluto verde con la testa sostenuta dalle mani, mentre i gomiti poggiavano in modo sempre più pressante sulle sue ginocchia, vagando meditabondo ormai da una decina di minuti nell’oceano dei propri pensieri.
«Avvocato Maestrelli? Si può accomodare, il professore si è liberato.»
La voce squillante della segretaria del preclaro psichiatra lo raggiunse nell’istante in cui si trovava assorto nella contemplazione di un grande stampa, posta sulla parete dinanzi a lui: si trattava della riproduzione del quadro di Van Gogh intitolato Barche da pesca sulla spiaggia di Saintes. Si riscosse bruscamente.
«Oh grazie… Arrivo.»
La stanza dell’anziano terapeuta era arredata con cura, seguendo uno stile tradizionale ma non austero, probabilmente volto a indulgere i pazienti a una equilibrata ambientazione. L’immancabile lettino in pelle scura campeggiava di fianco alla scrivania dell’esimio docente, e a Gabriele Maestrelli sembrò che quel sedile lo stesse aspettando da tempo e che lui fosse giunto a quarantasette anni compiuti lottando con tutte le sue forze per evitare di adagiarcisi. Chissà.
Dopo qualche breve convenevole, il Professor Burchianti lo fece finalmente distendere e proruppe con voce pacata ma risoluta: «Avanti Avvocato, tragga un bel respiro e poi inizi col raccontarmi ciò che la turba, cominci pure da dove desidera, l’ordine temporale non conta, contano solo i fatti. Proceda pure, l’ascolto.»
L’Avvocato Maestrelli, allora, vinto l’imbarazzo cominciò.

«Innanzitutto, Professore, tengo a precisare che è la prima volta in tutta la mia vita che mi rivolgo a uno psichiatra.»
«Tutti abbiamo bisogno di aiuto, presto o tardi, non lo sa?»
«Sì, ma non necessariamente questo genere di aiuto. O almeno, io pensavo di non averne bisogno. Sono un civilista, mi occupo di fallimenti e procedure concorsuali. Ho all’attivo numerosi successi professionali, sono sempre stato un uomo che si è conquistato tutto con le sue sole forze, sa, non provengo insomma da una dinastia di legali come tanti miei colleghi. Fin da giovane, avendo perso presto i genitori, mi sono assunto grandi responsabilità, non mi fa paura niente e ce l’ho sempre fatta, cavandomela a testa alta. Ma questa donna mi ha messo davvero kappao e sono qui, ora che è finito tutto, per capire cosa mi è accaduto.»
«Da quel che mi dice forse ha preteso troppo da se stesso. Non siamo invincibili. Ognuno di noi ha diritto ad accettarsi nelle proprie fragilità. Comunque, prosegua in tutta tranquillità.»
 
Iniziò tutto per caso. Gabriele Maestrelli viveva da quattordici anni assieme alla moglie in un quartiere periferico della città, praticamente sin da quando si era sposato. Un matrimonio d’amore, il loro, dal quale non erano nati figli, ma che si era tuttavia strutturato all’insegna del rispetto e della condivisione costante di ogni esperienza di vita. 
Roberta era una donna mite e tranquilla, anche se decisamente fredda e spesso assente emotivamente rispetto all’approccio vivace ed entusiasta che aveva lui nel modo di condurre l’esistenza. Comunque, tra alti e bassi erano sempre riusciti a non cadere, mantenendosi in equilibrio sul filo della quotidianità composta di compiti da correggere, essendo lei insegnante di lettere, e atti da redigere e consegnare agli ufficiali giudiziari, lui, dirigendo appunto da solo lo studio legale di cui era titolare.
Giunse il 2020, lo spartiacque dell’esistenza mondiale, ma anche il grande punto di svolta nelle vite di ogni singolo individuo. La pandemia, infatti, con i suoi tentacoli sinuosi strinse nella morsa della paura dell’isolamento forzato chiunque, generando solitudine e obbligando ciascuno alla prova più dura: l’esame della propria dimensione introspettiva. Ebbene, Gabriele Maestrelli ne uscì sconfitto. Si era sempre ritenuto un uomo forte, amava definirsi un resiliente; invece, il distanziamento sociale, la clausura e il timore diffuso, lo costrinsero a fermarsi e a ripensare alla sua vita. E si scoprì solo, vulnerabile e bisognoso di attenzioni. Roberta era sempre lì con lui, ma dava per scontate troppe cose e tutto quello che fino ad allora anche a Gabriele era sembrato naturale o che in ogni caso aveva accettato rimettendosi senza fiatare, adesso iniziava a pesargli come un macigno, provocandogli un sempre più pressante desiderio di calore umano, intriso di vivo interesse, di accesa attenzione, di ardente apprezzamento. In poche parole, la vanità personale batteva cassa alle porte della coscienza dell’avvocato: ebbene, la dottoressa Manuela Lodovici rappresentò la risposta a questo suo bisogno inespresso.
Ma a quale prezzo?
L’aveva conosciuta a causa del suo lavoro, essendo lei dottore commercialista, curatrice fallimentare di molte procedure concorsuali di cui si era occupato. Lo aveva notato da tempo, ben prima del dilagare pandemico. Gli aveva messo gli occhi addosso proprio come sanno fare le donne quando vogliono qualcuno, o meglio, nel caso di specie, quando intendono ottenere qualcosa da qualcuno. Iniziò con fare discreto a contattarlo dietro giustificazioni lavorative, sempre con modi eleganti ed estremamente gentili. Cominciò così una vivace frequentazione costituita da messaggi in chat e brevi appuntamenti per un drink presso il bar del tribunale in un clima che si andava facendo sempre più disteso e appagante. Per ogni dubbio giuridico più disparato, Manuela si rivolgeva a lui, chiedendogli lumi, conferme, spiegazioni. L’avvocato Maestrelli – immancabilmente   non disattendeva mai a ogni richiesta della giovane contabile, lieto di venirle in soccorso. 
Sì, perché il punto debole di Gabriele era sempre stato la percezione di non essere apprezzato abbastanza, lei lo aveva capito e stava iniziando a tessere la sua tela donandogli apparentemente proprio tutta quell'attenzione e stima di cui lui sembrava essere orfano da tempo. 
E così entrarono in confidenza. 
Il loro rapporto si sviluppò attraverso una stimolante amicizia, contraddistinta da un numero sempre più crescente di messaggi istantanei con le applicazioni più diffuse, la quale non fece che accrescere in maniera esponenziale la necessità per l’avvocato di avere un confronto quotidiano con Manuela. Poi lei iniziò a cercarlo anche al di fuori dell’orario di lavoro, magari dopo cena, attraverso una sequela indefinita di vocali o comunicazioni in chat sui temi più vari, ai quali Gabriele rispondeva sempre con entusiastica sollecitudine. 
Gli era capitato di avere rotto con diversi amici perché aveva il brutto vizio di dire in faccia alla gente ciò che pensava e perché non amava piegarsi mai al compromesso della falsità, così la frequentazione con la giovane commercialista gli sembrò uno spiraglio verso l’opportunità di una nuova conoscenza e magari anche verso l’instaurazione di una sincera amicizia.
Finalmente una persona onesta e leale, con cui posso aprirmi e parlare di tutto. Era sempre più convinto di questo, l’avvocato Maestrelli. E di conseguenza si fidò. Furono molti i fattori che determinarono il gioco, primo fra tutti il desiderio di essere compreso nella propria solitudine emozionale, e in questo Manuela pareva una maestra di sensibilità ed empatico ascolto. Solo dopo gli venne il dubbio che la giovane avesse studiato delle tecniche di programmazione neuro linguistica, ma al momento le parve spontanea e trasparente nelle sue dimostrazioni d'interesse.
Tempo un mese e poi un sabato pomeriggio col suo fare apparentemente candido, ma in realtà assai poco limpido, gli propose in modo indiretto: Ciao, sono qui al mare, mi raggiungi?
Roberta era impegnata nella correzione degli elaborati dei suoi studenti e ne avrebbe avuto per l’intera giornata; così Gabriele, che non aveva atti in scadenza da preparare, acconsentì all’invito e si mise a bordo del suo fuoristrada in direzione della litoranea. Durante quel primo incontro al di fuori del contesto lavorativo, parlarono a lungo e soprattutto Manuela gli affidò diverse confidenze sul suo passato rivelandogli diversi particolari inerenti traumi psicologici ed emotivi che aveva subito in giovane età, nonché lo mise a parte anche dei diversi problemi di salute che si trovava a fronteggiare da alcuni anni. Lo impietosì e lo fece sentire unico e importante avendolo, appunto, scelto tra tanti estranei per quelle esternazioni così intime e riservate. La vanità di lui ne uscì trionfante.
Decise di non parlare se non per lo stretto indispensabile di quella giovane donna a sua moglie, almeno per il momento, perché desiderava che quella amicizia che lo faceva sentire così tanto utile rimanesse una cosa sua, e pertanto pensò di proseguire la sua vita in questo modo. 
Manuela gli aveva raccontato di essere single e di vivere da sola poco lontano dai genitori che la tormentavano sempre con mille angustie e problemi. Gli aveva detto che si era fatta carico di grandi responsabilità familiari fin dalla più giovane età e di essere sempre lei a dover risolvere le questioni più spinose della famiglia. Lui le aveva creduto. Era convincente, suadente, seduttiva nella capacità di persuadere l’interlocutore, chiunque esso fosse. E Gabriele ravvisò nelle asperità della vita di lei una forte rassomiglianza con le difficoltà che aveva incontrato lui stesso nel suo passato, così pensò sempre più seriamente di impegnarsi ad aiutarla.
 
«Mi scusi, avvocato, se interrompo il suo racconto, ma in tutto questo che ruolo ha assunto sua moglie?»
«Gliel’ho detto, l’ho lasciata fuori, perché non avrebbe capito. Non è come me, ha un carattere razionale, pragmatico, a lei non sarebbe mai capitata una cosa del genere. Io sono un emotivo, se sento che una persona ha bisogno di aiuto corro senza pormi troppe domande.»
«Vada avanti.»
 
 
 II
 

I contatti in chat tra Manuela e Gabriele si fecero sempre più fitti e frequenti, arrivarono a sentirsi in ogni fascia oraria del giorno e, contestualmente, l’avvocato Maestrelli iniziò ad avvertire un forte senso d’ansia se per qualche ragione lei non si faceva sentire o ritardava nel rispondere ai messaggi. Praticamente una sorte di apprensione crescente e un senso di smarrimento se la donna non si palesava rassicurandolo sul proprio stato di salute o sul suo umore sempre un po’ precario.
Ma cosa mi sta accadendo?
Capitò, ad esempio, in più di un’occasione, che lui si trovasse magari a cena fuori in compagnia della moglie o di altre amicizie e che lei, al corrente di ciò, lo cercasse rivelandogli che si sentiva poco bene; e alle domande pressanti di Gabriele, che in apprensione le chiedeva se si trovasse da sola, lei omettesse per un po’ di rispondere, accrescendogli il timore che potesse stare male senza che nessuno le fosse accanto per aiutarla, salvo poi, dopo un’abbondante sequela di messaggi di tenore sempre più apprensivo, sciogliergli la tensione dicendogli: Tranquillo, ci sono i miei qui da me… 
Capitò anche che la ragazza cominciasse a dargli appuntamento, sempre in modo indiretto, in località abbastanza distanti dal suo luogo di lavoro. Oggi mi trovo qui, avrei bisogno di parlare, se ti va di raggiungermi… 
E così Gabriele iniziò a recarsi da lei quando Manuela lo chiamava, magari incastrandola tra un appuntamento e l’altro della giornata per darle ascolto, non venendo mai meno alle sue richieste di aiuto. Gli raccontò, infatti, di essere coinvolta in qualità di persona offesa in una questione che era sfociata in un procedimento penale il quale le procurava appunto un gran tormento e di essere seguita da un legale poco attento e scrupoloso di cui iniziava a dubitare. Cominciò a sfogarsi con lui anche di questo e a cercare dall’avvocato Maestrelli un costante sostegno pure dal punto di vista professionale, oltre che umano. Lui non si sottrasse e le dedicò tutto il tempo di cui la giovane dimostrava avere bisogno. La tranquillizzava, l’ammoniva, quando Manuela manifestava qualche intemperanza e la seguiva costantemente in tutte le situazioni di cui la ragazza lo metteva a parte chiedendogli una mano. Si vedevano spesso nel pomeriggio sul presto, sempre a comodo della donna e quando lui dimostrava qualche perplessità in ordine all’orario dell’incontro, riusciva sempre a spuntarla, strappandogli un sì. Decideva lei, insomma.

«Ma perché faceva tutto ciò, scusi? Se lo è mai chiesto in quel periodo?»
«Volevo aiutarla perché mi faceva sentire importante.»
«Ancora la vanità, quindi.»
«Penso di sì.»
«Immaginavo. Le emozioni che ci spingono ad agire in un certo modo non sono molte, sa, anche se amiamo tutti nasconderci dietro nobili ideali. Il sesso, l’invidia, la vanità, la brama di potere o di denaro, l’odio o… l’amore. Prosegua pure.»

Giunse la primavera e con essa Gabriele pensò di dare una svolta a quel legame di strana amicizia che si era creato con Manuela, proponendole lui qualche occasione di incontro. Gli parlava sempre del suo amore per la pittura e così, visto che l’avvocato aveva l’hobby di dipingere, decise di invitarla ad alcuni eventi dove esponeva dei suoi quadri. Tutte le volte lei si mostrò fortemente interessata, ma poi riuscì più o meno disinvoltamente a declinare l’invito e a non andare. 
Dopo qualche settimana di questo atteggiamento ambivalente, glielo fece notare e Manuela, allora, lo trattò con freddezza pungendolo con queste parole: sai, ora frequento altre persone, ho molti amici e poco tempo a disposizione. 
Si sentì ferito e deluso da questa risposta. Dopo tutta la disponibilità dimostratale e le ore che le aveva dedicato, lo liquidava come un estraneo qualsiasi che la stesse solo infastidendo.
Perché allora non sei andata da tutti questi amici a chiedere sostegno? pensò Gabriele, e gli montò una gran voglia di spedirla affanculo. Ma non ribatté, perché nonostante tutto gli faceva pena. Per circa un mese non la sentì più. Avrebbe dovuto capire e troncare lì. 
E invece no. 
Si approssimava una delle udienze che la vedevano coinvolta e così si rifece viva. Lo contattò angosciata e tremendamente in ansia per chiedergli consigli, suggerimenti. Un aiuto per l’ennesima volta. Lui l’ascoltò ancora. E la loro frequentazione in chat e nella vita reale a esclusivo comodo di Manuela ricominciò daccapo.
In quella tarda estate post pandemica l’avvocato Maestrelli ebbe modo di conoscere, poi, anche i genitori di lei e di entrare sempre più in confidenza con le questioni giuridiche di quel nucleo familiare. Si sentiva appagato dall’interesse che quella ragazza e i suoi familiari gli dimostravano a seguito dei pareri che offrì loro sulle problematiche sottoposte.
Tuttavia, la giovane commercialista iniziò a manifestare un contegno sempre più strano, che all’epoca lui non volle vedere. Capitava che gli desse appuntamento come al solito a suo esclusivo tornaconto, che lui magari si liberasse per incontrarla e lei, all’ultimo momento, lo chiamasse per disdire l’incontro, vuoi perché era sopraggiunto un altro impegno, vuoi perché le era capitato un imprevisto, vuoi perché si era fatto scuro e temeva che piovesse. E lui accettava sempre, di buon grado, rispettoso delle fragilità che affliggevano la ragazza e delle quali lo aveva messo al corrente da tempo.

«Mi scusi, avvocato, una domanda: le è mai passato per la mente che Manuela si fosse innamorata di lei e volesse metterla alla prova?»
«No, all’epoca dei fatti pensavo fosse solo una donna con dei problemi di salute, ma in buona fede. Tutto cambiò quando iniziai a sentirla nella mente.»
«Si spieghi meglio, per favore.»

Gli aveva parlato del Narciso come del fiore che amava di più e così, quasi per magia, lui iniziò a vedere questa pianta un po’ ovunque. Apriva casualmente un social e vi trovava la foto di questo virgulto, girava lo sguardo su un muro cittadino e vi scorgeva un cartellone pubblicitario su cui era impresso questo dannato fiore. Insomma, Gabriele entrò pian piano in un loop in cui riteneva che lei, anche a distanza, gli facesse avvertire la sua presenza e lo controllasse.
È  una cosa folle, non è possibile.
Le coincidenze però aumentarono a dismisura e con esse si strutturò in lui, da sempre interessato al paranormale, il convincimento che Manuela si dedicasse all’esoterismo. I suoi sospetti ebbero conferma quando, in occasione di un incontro tra i due, lei gli confessò di essere capace di avvertire le presenze dei defunti e in un crescendo di esaltazione gli confidò pure di aver ricevuto un messaggio psichico da parte della madre di Gabriele, deceduta appunto oltre quarant’anni prima. Lui rimase sorpreso e alquanto sconvolto da questa rivelazione.
Puoi metterti in contatto con gli spiriti, è questo che mi vuoi dire?
Certo, anche per te c’è stato un contatto: tua madre. 
Poi gli offrì alcuni particolari che solo lui conosceva e ciò lo turbò molto. Per due notti non dormì e non ne parlò con nessuno. Poi, a mente fredda, decise di iniziare a prendere lievemente le distanze da lei.

«Perché, avvocato Maestrelli, maturò l’idea di distanziarsi da questa persona?»
«Perché compresi che mi stavo incamminando su un terreno imperscrutabile e pericoloso. Si moltiplicarono gli eventi strani e cominciai a sentirmi sempre più inquieto. Sembrava che lei stesse assumendo il controllo della mia mente.»

Giunse l’inverno e con esso il Natale. Gabriele decise di incontrarla per lo scambio degli auguri e le propose un appuntamento. Manuela declinò optando per un altro giorno a lei maggiormente conveniente. Lui, sempre più infastidito dall’opportunismo della ragazza, glielo fece notare; nonostante ciò, si videro quando faceva comodo alla donna. Le portò in dono un oggetto che aveva ricercato con cura secondo il gusto dell’amica; lei, invece, gli rifilò un’anonima cravatta, quasi che in quanto uomo dovesse piacergli per forza quell’accessorio. La sua insensibilità lo irritò ancora di più. 
Fu l’ultima volta che si videro. 
Poi l’avvocato Maestrelli le scrisse una lunga mail in cui le esponeva il suo pensiero, non avendo compreso il motivo del comportamento ambivalente e bizzarro tenuto da Manuela nei suoi riguardi. Non ebbe alcuna risposta e non la rivide né sentì più. Almeno in chiaro.
Con l’amaro in bocca per non essere riuscito a capire il comportamento di quella persona che per circa due anni aveva creduto essere un’amica e invece si era rivelata solo un’egoista, decise di riprendere in mano la sua vita dimenticandosi di tutto. In fondo era stata solo l’ennesima riprova dell’utilitarismo sociale di cui molte persone fanno il proprio stile di vita e niente più. 
E invece Gabriele Maestrelli si sbagliava. 
Manuela tornò alla carica in una veste nuova.
Innanzitutto cominciò diffondere in Rete contenuti e post chiaramente riferiti a lui in cui lo invitava in modo piuttosto aggressivo a lasciarla stare, a non molestarla più e a non tormentarla oltre. Gabriele dapprima la ignorò, poi, vedendo che su ogni social in cui era presente la giovane insisteva a rivolgere, sia pur anonimamente, chiari strali accusatori nei suoi confronti, iniziò a infastidirsi e soprattutto a chiedersi che cosa avesse fatto per meritarsi quelle irose invettive.

«Voleva attirare la sua attenzione e lei avvocato ci è caduto, vero?»
«Io non le avevo fatto assolutamente niente di male. L’avevo solo aiutata. Dovevo reagire in qualche modo.»
«Assolutamente no. Avrebbe dovuto continuare a ignorarla.  Si trattava di un chiaro tentativo di manipolazione. La signorina temeva di perdere il controllo sulla sua preda e ha giocato la carta del discredito e della violenza verbale utilizzandola come un amo al quale lei ha abboccato. Vada avanti, la prego.»

Gabriele si sentiva sempre più inquieto e triste. E così, quasi senza accorgersene, entrò nel circolo vizioso del controllo paranoico degli aggiornamenti della ragazza sui social network più diffusi e contestualmente cominciò a sentirsi suggestionato nella psiche dalla presenza di Manuela.

«La sentivo nella testa, Professore, e sapesse per quanti mesi ho continuato a percepirla ancora nella mia mente.»
«È più che probabile che avesse delle cognizioni, sia pur rudimentali, di programmazione neuro linguistica, insomma sapeva come e dove colpire.»
 
 
 III
 

L’avvocato ne parlò a sua moglie, ai suoi amici, ma tutti tesero a sminuire; tuttavia dentro di sé Gabriele sentiva che i suoi timori erano fondati, che quella donna possedeva delle capacità psichiche che le permettevano di intrufolarsi nella mente delle persone influenzandole a distanza. Decise di confrontarsi con una sua amica fidata che, come lui, aveva una discreta sensibilità verso questo tipo di fenomeni. La donna gli diede conferma della pericolosità di questa giovane e del disagio psicologico che evidentemente l’affliggeva, tanto da indurla a un comportamento così assurdo e incomprensibile.
Stai attento Gabriele, questa tipa non mi piace: non ha buone intenzioni e non è un’amica, non ti fidare. 
Maestrelli ne prese atto, ma non riuscì a ignorare la situazione benché ci avesse provato con tutte le sue forze.  Il suo carattere emotivo, proclive ad approfondire e soprattutto a capire gli altri, gli resero impossibile trascurare l’atteggiamento della ragazza, le frasi che scriveva, i pensieri che esternava di volta in volta. Non rispose mai alle provocazioni di Manuela, così si accorse che tale suo atteggiamento innescava nella donna un mutamento repentino del suo contegno virtuale nei propri confronti. La ragazza, infatti, constatando l’assenza di reazione da parte di Gabriele e non trovando evidentemente soddisfazione, cominciò a provocarlo attraverso la pubblicazione e condivisione in Rete di contenuti amorosi connotati da una evidente esaltazione psicoemotiva. Il messaggio subliminale praticamente era: “Ti voglio. Tanto lo so che mi vuoi anche tu”. A tamburo battente. Finse di ignorarla ancora. Ma tutto ciò diventava sempre più intollerabile.
Che vuole da me?
L’aveva aiutata umanamente e legalmente, assistendola e consigliandola sulle problematiche giuridiche e personali che gli aveva esposto; quando non le era più stato utile, aveva rifiutato la sua amicizia, e allora che cosa voleva ancora da lui? Scorgeva richiami che rimandavano a lei nelle canzoni passate alla radio, nei brandelli delle conversazioni captate sull’autobus cittadino, sui volantini pubblicitari lasciati nella cassetta della posta, ovunque. 
Era terribile.

«Mi perdoni, avvocato, solo una domanda: perché non l’ha bloccata sui social e cancellata dalla rubrica del suo telefono?»
«Perché volevo vedere dove intendeva arrivare. Dovevo capire chi era e che cosa voleva da me.»
«Da cosa si accorgeva che queste pubblicazioni erano riferite a lei?»
«Perché condivideva e scriveva di aspetti di cui avevamo parlato insieme a lungo o in relazione a ciò che magari pubblicavo io sulla mia pagina web dello studio professionale.»

Dopo la fase di infatuazione amorosa seguì quella di odio viscerale colorata da chiari riferimenti esoterici. Iniziò a rivolgergli contro accuse di pratiche occultiste e a dichiarare di rifuggire come la peste questo presunto molestatore satanista che a dire della giovane non le dava tregua. In quel preciso momento Gabriele realizzò che non aveva più a che fare con una persona equilibrata, ma con un soggetto affetto da un gravissimo disagio psichico e gli tornò alla mente in tutta evidenza il monito della sua cara amica sulla pericolosità di Manuela.

«La stava provocando, avvocato, con altra strategia.»
«Ma perché?»
«Me lo dica lei il perché.»
«Professore, sono venuto qui nel suo studio proprio in quanto avevo bisogno che qualcuno mi aiutasse a capire perché è avvenuto questo e che cosa voleva Manuela da me, e lei mi rigira la domanda?»
«Certo. Perché ognuno di noi possiede la risposta ai propri interrogativi. Gli altri possono solo metterci sulla strada per scoprirla, ma è già presente dentro la nostra coscienza. Non l’aiuterei affatto se gliela suggerissi. Vada avanti.»

Gabriele ripensò a tutte le conversazioni e ai confronti che aveva avuto con la dottoressa Lodovici, anche sulle tematiche spirituali, e si convinse che stava usando tutto ciò che le aveva raccontato riguardo alle sue letture, come grimaldello per tentare di scardinare la sua indifferenza e trascinarlo giù nel vortice della follia assieme a lei. Magari per il gusto di dominare la sua mente, manipolarla e poi annientarla.
Ma perché? E perché ha scelto proprio me?
Ciò che lo feriva di più in questa situazione, al di là della necessità sempre più forte di riuscire a liberare la mente da quella presenza psichica così ingombrante, era il fatto che a prescindere dall’ingratitudine dimostrata dalla ragazza nei suoi confronti riguardo al sostegno offerto, gli si era addirittura ritorta contro in un’escalation delirante di odio e pazzia, senza che lui, anche a livello ipotetico, le avesse rivolto alcun genere di azione scorretta, bensì aiutandola in ogni occasione.
Iniziò poi a disprezzare la sua immagine, era sufficiente che Gabriele pubblicasse sui social una foto di sé stesso in studio, o magari mentre dipingeva seduto dinanzi al suo beneamato cavalletto, che lei immancabilmente gli rispondeva con un contenuto mortificante e svalutante inerente alla sua persona, attaccandolo sul lato estetico con sadico compiacimento. 
In rapida sequenza, quindi, si susseguiva sempre lo stesso iter: il tempo di aprire la pagina web, guardare, uscire e rimettersi il cellulare in tasca e poi cercare di archiviare tutto. Si era ripromesso più volte di non osservare più niente riguardo alle condivisioni di Manuela, ma ogni volta che si avvicinava allo Smartphone l’ansia si impadroniva di lui e non poteva fare a meno di controllare.
Mi tiene in scacco così. Stronza.
Poi un giorno, all’indomani delle festività pasquali, Gabriele Maestrelli decise di fare un atto di coraggio e provare a liberarsi bloccando il contatto della ragazza ovunque e così procedette.

«Qual è stata la molla che le ha permesso di agire in questo modo?»
«La sua rivelazione di aver riferito a miei conoscenti tutte quelle assurdità di cui mi stava accusando. Decisi che era giunto il momento di non darle più corda ed eliminarla completamente.»
«Non è stato facile, vero?»
«No. Rimuovere una persona dalla Rete è questione di un istante; dalla mente è un’operazione assai più complessa.»
«E ci è riuscito?»
«Sì. Grazie a un gruppo di pittori dilettanti come me, che ho iniziato a frequentare; mi hanno aiutato molto e adesso non ricordo quasi più nemmeno il volto di Manuela.»
«E allora perché si trova qui da me?»
«Il motivo gliel’ho esposto all’inizio della seduta, professore, voglio capire perché mi è capitato e soprattutto che cosa voleva questa persona da me.»
«E io gli ho già detto che la risposta è dentro di lei, avvocato.»
«Ma che razza di psichiatra è lei?»

Il professor Burchianti sorrise, poi si aggiustò gli occhiali sul naso e gli rivolse una domanda.
«Dica un po’: cos'ha imparato da questa vicenda?»
«Che le persone vanno messe alla prova dei fatti, non servono a niente le dichiarazioni di intenti, occorre vedere come gli individui agiscono nella realtà e verificare se si comportano in modo coerente con ciò che affermano. Altrimenti è inganno, manipolazione, assoggettamento.»

Proprio in quel momento, dalla finestra un fendente di sole squarciò la penombra ruffiana di quella stanza silenziosa e Gabriele Maestrelli provò una sensazione di sollievo indicibile, quasi che quel masso orribile, che per tutta la sessione col dottore aveva premuto col suo peso volgare sulla sua coscienza, come per incanto fosse rotolato via, donandogli finalmente quiete e serenità.

«Vedo che ha compreso la lezione. Mi compiaccio. Se non l’avesse capita, sarebbe stato destinato a ripetere la stessa esperienza, funziona così, sa?»
«Però non ho ancora capito che cosa volesse da me Manuela.»
«Oh, Manuela… Alice, Claudio, Francesco, Sara o se preferisce Martina… Non hanno significato, sono solo strumenti che servono a farci acquisire consapevolezza, la veda così.»
«Come sarebbe, strumenti? Per me le persone sono fini, non mezzi.»
«Vedo che ha interiorizzato la lezione kantiana. Bene, bravo. Ma ciò a cui mi riferisco io è un altro genere di cose.»
Burchianti si alzò lentamente dalla sedia sulla quale era seduto da quasi un’ora, controllò il segnatempo sulla scrivania, mancavano pochi minuti allo scadere della seduta. Intrecciò le mani dietro la schiena e iniziò a passeggiare per la stanza con aria meditabonda. L’atmosfera era immutata, tuttavia Gabriele provò una punta di rabbia verso lo psichiatra, gli sembrava di non essere preso sul serio dall’esimio professore. Gli succedeva sempre, quando qualcuno non gli dava risposte esaurienti, ma anzi preferiva tergiversare come pareva fare Burchianti in quel frangente; una forte irritazione si impossessava di lui e non riusciva più a contenersi né a vedere in modo oggettivo la realtà. Era un suo limite, ma non poteva farci niente. Si rizzò a sedere sul lettino e rosso in volto per l’eccitazione esclamò: «Quali cose? Mi prende forse in giro?»
«Avvocato Maestrelli, qui non siamo in Tribunale, nessuno deve convincere nessuno. Le sto semplicemente dicendo che non ha importanza il cosa volesse questa ragazza da lei, ma piuttosto il fatto che da tutta questa vicenda ne sia uscito migliorato e più consapevole.»
«Ma cosa c’entra? Io sono stato male per via di questa storia, voglio sapere chi era, cosa pretendeva da me e perché ha agito così.»
«Lei è un impulsivo, avvocato. Non va bene.»
«Sono quello che sono.»
«Cosa si aspetta che le dica? Che Manuela era una persona malata? Certo che sì, da quello che mi ha riferito emerge una personalità molto probabilmente affetta da disturbo borderline con punte psicotico-narcisistiche, quasi sicuramente aggravata da una accentuata bipolarità, ma con ciò? Cosa le cambia? Le persone malate esistono, sono sempre esistite, sovente omettono di curarsi e spesso vanno in giro a produrre danno. Prenda atto di ciò, non poteva aiutarla di più, né poteva aspettarsi gratitudine o altro, si tratta certamente di un soggetto con gravi patologie psichiatriche. Non si ponga ulteriori domande. Mi dia retta.»
«Ho capito.»
«Ah, un’ultima cosa, mi riveli una curiosità...»
«Dica pure.»
«All’inizio mi ha parlato del fatto che all’indomani della fine della pandemia provasse un senso di solitudine e desiderasse calore umano, come sta adesso?»
«Decisamente meglio, professore, grazie. Ho compreso molte cose in questi lunghi mesi, ho chiarito diversi aspetti della mia vita e ho pure riscaldato il mio cuore.»
«Merito di sua moglie oppure di un’altra persona in particolare?»
«Chissà...»

Il lasso temporale della sessione era spirato. L’avvocato Maestrelli si alzò dal lettino e si diresse verso l’attaccapanni in fondo alla stanza, prese la giacca e indossatala si avvicinò nuovamente alla scrivania.

«Grazie di tutto. Per il pagamento?»
«Può procedere tranquillamente con la mia segretaria.»


Un interessante racconto che diventa un'analisi della psiche umana e dei meccanismi contorti della mente, ponendo l'attenzione anche su quanto possano diventare nocivi i social. 
Brava, Giuliana!


Alla prossima
dalla vostra 
Stefania Convalle


 


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