Volevo solo avere più tempo

Volevo solo avere più tempo
Il nuovo romanzo di Stefania Convalle

sabato 4 febbraio 2023

Numero 432 - Sperimentazioni di scrittura - 4 Febbraio 2023


Proseguiamo con l'esperimento di scrittura che sto facendo nei miei laboratori. 
Come avete visto nel numero 430 di questo Blog, ho proposto una simulazione di un numero di una rivista creata da un caporedattore che aveva il compito di decidere quale tipo di rivista si sarebbe inventato, creando poi il numero con articoli o altro, scritti dai redattori assegnati.
Vi ricordo e sottolineo che è un esercizio del laboratorio, NON è una rivista vera. Però sono stati così bravi che un po' alla volta ve li faccio leggere!
La foto che vedete in testa a questo numero è la copertina della rivista immaginaria che ha impostato Maria Rita Sanna, caporedattrice per questo esperimento. Un rivista musicale. E adesso che ci avviciniamo al Festival di Sanremo, mi sembra proprio che faccia al caso nostro.

Buona lettura!


LA MUSICA COME EVOLUZIONE DEL PENSIERO

Dalla musica si attingono fonti inesauribili di emozioni. Suoni, percussioni e vibrazioni hanno in dote un potere quasi magico: rinnovare il pensiero o muovere i ricordi, in una evoluzione di apertura mentale, costruzione di immagini e colori vividi.

Questo accade all'artista che si accinge alla creazione della musica e come per magia nasce un nuovo canto. Ce lo spiega bene Claudio Gurra artista estemporaneo che segue un ritmo fuori dagli schemi, sperimenta nuovi strumenti, rinnova le forme musicali. Infatti, ama definirsi spirito libero e il suo nuovo progetto musica Afonatonale ne è un esempio. L'ha intervistato per noi Graziella Braghiroli.

In ogni tempo si incontrano musicisti altrettanto vivaci e talentuosi come, per esempio, nel periodo della seconda metà dell’Ottocento: l'artista sognava un'arte senza confini, in cui la poesia diventasse anche pittura e musica. In questa interessante prospettiva Maria Grazia Conti ci fornisce vicende e aneddoti su come la parola scritta abbia influenzato il grande musicista Giuseppe Verdi. L'ideale di rivolta verso la convenzione si è evoluto in una grande amicizia.

Amicizia e Amore sono sempre stati esaltati nella musica in generale ma in particolare nella musica italiana. Stefano Buzzi ci offre un affresco della canzone italiana, nella storia del Festival di Sanremo, come costruzione di scenari idilliaci in cui ognuno può sognare l'amore e perché no progettare situazioni nella prospettiva di un futuro migliore. Le emozioni suscitate dalla canzone accomunano tutti e immaginare le famiglie raccolte intorno a una radio per ascoltare le canzoni di Modugno, della Zanicchi e della Pizzi sono una rappresentazione di quanto l'uomo abbia il desiderio di socializzare in nome dell'amore. Come, appunto, il Natale musicale invita a fare.

Maria Rita Sanna


LA MIA VITA È MUSICA

Intervista a Claudio Gurra


Non appena entro nello studio di Claudio Gurra mi sembra di essere stata catapultata nell’antro di Orfeo, il dio della musica, talmente la stanza è ricolma di strumenti di ogni genere e foggia. Alcuni mi sono del tutto sconosciuti.
Il Maestro è seduto al pianoforte con in testa il cappello che abbandona raramente. Mi sorride incoraggiante. So che non gli piace essere intervistato ma, questa volta, ha accettato di rispondere alle mie domande.
D. Iniziamo dalla domanda più ovvia: da quando ha iniziato ad amare la musica?
R. Penso di essere nato con la musica dentro. Forse perché la mia è una famiglia in cui la musica l'ha sempre fatta da padrone. Mia nonna era una melomane, appassionata di musica classica. Quindi erano sinfonie e opere a gogò tutte le volte che andavo a casa sua. E succedeva spesso. Mio padre e i suoi fratelli facevano parte di una band, un complesso come si diceva allora, e passavo ore seduto ad ascoltarli mentre provavano nel vecchio camper in fondo al giardino.
D.  Ma giocava, qualche volta?
R. Certo! (Sorride). Lei sta pensando che fossi un bambino solitario e introverso, vero? Per niente! In realtà avevo molti amici, e quando ero solo i Lego erano la mia passione ma è anche vero che costruivo strumenti con quello che trovavo. Una scatola di cartone senza coperchio, un bastone e delle corde ben tese bastavano a fare una meravigliosa chitarra. Il suono non era dei migliori ma a me bastava.
D. Davvero ingegnoso! Ma ha preso lezioni di musica o frequentato una scuola specifica?
R. Avevo più o meno sette anni quando ho iniziato a fare musica sul serio. Una cara amica di famiglia, tuttora bravissima pianista e cantante, veniva a casa mia per insegnarmi i primi rudimenti della musica. Ricordo ancora la soddisfazione di riuscire a leggere le note sul pentagramma e suonare poi sullo strumento. Probabilmente la mia passione per la composizione risale ad allora. Spesso le note mi frullavano in testa, prendevano forma e dovevo scriverle e suonare… e suonare… suonare. Andare a scuola mi sembrava una perdita di tempo quando c'era il mio pianoforte che mi aspettava. In realtà ho fatto il Conservatorio che dà sicuramente delle solide basi per chi vuole fare musica. Ma io mi sentivo imbrigliato, troppe regole da seguire. Come avrà già capito, sono un spirito libero, anarchico direi. (Ride)
D. Quindi verrebbe logico pensare che non abbia finito il Conservatorio.
R. Verissimo! L'ho abbandonato senza nessun rimpianto. In quel periodo avevo iniziato a cantare con la mia band nei locali della provincia. Il mio primo gruppo si chiamava Nylon food e Claudio Zamyski diventato in un secondo tempo Iconoclaste Ensemble. Da dove venissero questi nomi, non glielo so spiegare. Mi sembravano abbastanza strani e fuori dal comune per soddisfare la mia voglia di essere diverso, di non fare parte del gregge.
D. Mi risulta che lei insegni, ora. Ha dovuto adeguarsi o è stata una sua scelta?
R. Diciamo tutt'e due le cose. Non potevo cantare per le piazze in eterno. Anche se io l'avrei fatto volentieri. Ma il successo, quello vero, che ti decreta idolo delle folle non è mai arrivato.  I sogni di gloria sono sfumati e sono diventato maestro. (Sorride). In realtà adoro il mio lavoro. Riuscire a trasmettere agli alunni la mia passione per la musica è un gran bel traguardo.
D. Immagino. E progetti per il futuro, ne ha?
R. Certamente! Vorrei mettere in streaming tutte le mie canzoni, e sono veramente tante. Così chi vuole ascoltarmi può farlo tranquillamente. Poi vorrei portare avanti il mio progetto di musica afonatonale
D. Afonatonale? Mi faccia capire meglio.
R. Non basterebbe una settimana per spiegarglielo e non vorrei annoiare i suoi lettori con inutili tecnicismi. Diciamo che è uno studio che fonde e miscela melodia e armonia con afonia e atonalità. Un modo innovativo di fare musica con ritmi diversi.
D. So anche che ogni anno organizza una Festa della Musica nel paese in cui vive.
R. Sì. Da alcuni anni, in estate, c’è la giornata dei Buskers, i cosiddetti artisti di strada. Si ritrovano per suonare, cantare ed esibirsi per le vie dell'antico borgo in cui vivo. Fino a notte fonda, la musica la fa da padrone. La manifestazione richiama sempre molta gente ed è bellissimo vedere come le persone si lascino andare al ritmo della musica. Mi creda: la musica è vita!
L'intervista è terminata. Due bambini irrompono nello studio. Sono i figli dell'artista che lo reclamano a gran voce. Pare che debbano, tutti insieme, preparare il sushi. Che il nostro Claudio Gurra sia anche un valente cuoco?

Graziella Braghiroli



RIVOLUZIONE DELLO SPIRITO
Rapporto tra letteratura e musica

Già da quando apparvero le prime manifestazioni letterarie orali è sempre esistito un rapporto tra musica e poesia, tant'è che, per esempio, le prime forme letterarie greche e latine nacquero dalla combinazione di parole ripetute e poi cantate secondo un ritmo.
L'arte parte sempre dal cuore e tocca il cuore, ma per fare ciò richiede un linguaggio specifico e originale, che va conosciuto e padroneggiato dall'artista perché esso diventi veicolo di emozioni e sentimenti.
Al di là delle differenze, esistono però correlazioni profonde tra le diverse arti, come si è ben visto nell'età dell'Umanesimo e soprattutto del Rinascimento, periodi in cui uno stesso artista era capace di esprimere la propria creatività nella pittura, ma anche nella scultura, architettura e poesia.
Inizierà successivamente una specializzazione che segnerà la fine del genio trasversale e darà origine a una frammentazione del sapere e delle tecniche tipiche di ogni forma d'arte, che proseguiranno su strade autonome.
Mi piace però ricordare un movimento, la Scapigliatura, in cui avvenne una specie di osmosi tra pittura, musica e poesia: in esso l'artista sognava un'arte senza confini, in cui la poesia diventasse anche pittura e musica.
Prima di soffermarmi sul rapporto tra musica e letteratura vorrei però dare alcune delucidazioni su tale movimento, nato a Milano nel 1863. Il nome Scapigliatura fu dato da Cletto Arrighi, pseudonimo di Carlo Righetti nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio. Un dramma di famiglia, dedicato a una rivolta mazziniana avvenuta a Milano nel 1853. In esso si precisa che il termine indica la rivolta dei giovani d'ingegno contro tutti gli ordini stabiliti. La parola è l'equivalente del francese bohémien. Gli scapigliati sono i primi ad avvertire il disagio della caduta dell'aureola del poeta tradizionale e la nuova condizione di emarginazione o addirittura d'inutilità della letteratura.
Non accettando il manzonismo dominante e rifiutandone sia le soluzioni linguistiche sia gli atteggiamenti paternalistici e pedagogici, gli scapigliati optano invece per soluzioni linguistiche sperimentali, espressionistiche, capaci di legare insieme musica e pittura.
Ricordiamo tra i più autorevoli esponenti i fratelli Arrigo e Camillo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, Carlo Dossi e, in Piemonte, Emilio Camerana.
Il letterato più appassionato di musica e impegnato a fare sentire l'impronta di una musica diversa, influenzata anche dalle innovatrici idee letterarie della Scapigliatura sarà Arrigo Boito (Milano 1842-1918).
Boito è poeta, narratore e musicista: nota è la favola di Re Orso e ancora più famosi i racconti, che anticipano il gusto horror e noir.
In questa poliedricità di interessi si nasconde il suo amore per la ricerca di un'arte organica, capace di unire in un'espressione unitaria le singole peculiarità.
Non tutti sanno del suo sodalizio artistico e umano con Giuseppe Verdi, iniziato nel 1880, che permise al grande musicista di aggiungere tre aurei tasselli alla storia della musica e della cultura: il rifacimento di Simon Boccanegra, Otello e Falstaff.
Non correva buon sangue tra i due artisti prima che iniziasse la loro collaborazione. Nel periodo in cui era uno scapigliato militante, Boito aveva offeso Verdi: in un'ode goliardica lo accusava di aver imbrattato con le sue opere l'altare dell'arte. Il riavvicinamento, complice l'astutissima Peppina, Giuseppina Streppoli, seconda moglie di Verdi, avvenne quando Ricordi propose a Verdi di musicare Otello. L'editore disse chiaro e tondo a Verdi che non vi era in Italia un letterato che conoscesse Shakespeare come Boito. E Boito, che nel frattempo era passato dal disprezzo alla stima sconfinata per Verdi, accantonò la partitura della sua seconda opera Nerone, pur di servire il Maestro nel modo migliore, diventandone il librettista.
Ma anche Falstaff, se esiste, lo dobbiamo ad Arrigo Boito: egli era convinto che Verdi, nonostante stesse per raggiungere gli ottant'anni, potesse ancora creare una partitura scintillante. Esiste un carteggio interessantissimo, pubblicato dall'Istituto Nazionale degli Studi Verdiani nel 2015, da cui si vede come l'influenza di Boito su Verdi abbia prodotto un capolavoro.
Il Falstaff di Verdi nacque il 9 febbraio 1893 alla Scala. Tra il pubblico, molto elitario, anche Puccini e Mascagni, letteralmente increduli dinanzi a un tale prodigio musicale. Questa commedia lirica entusiasmò anche musicisti di formazione tedesca come Richard Strauss, il quale scrisse a Verdi: «Il Falstaff ha suscitato in me una tale rivoluzione dello spirito e del sentimento, che con pieno diritto posso datare da questo momento un'epoca nuova della mia vita artistica.»
Tale prodigio musicale si può quindi ben capire se si osserva più da vicino la poetica di Boito, che pur non ben definita, rivendica un ruolo importante alla musica.
L'interesse per la musica vale anche agli altri artisti della Scapigliatura Milanese, tutti accomunati più dal rifiuto di determinate regole del perbenismo borghese e della tradizione letteraria che impegnati nella definizione di una poetica nuova; ma in nessun altro la musica raggiunse potenza ed efficacia paragonabili all'arte di Boito.
 
Maria Grazia Conti




BUON FESTIVAL E FELICE SANREMO
 
Anche quest’anno è già Natale.
E no, non state leggendo questo pezzo con un mese di ritardo, anzi, a volerla dire tutta, siete addirittura quasi in anticipo: siamo infatti alle porte della settimana più bella e più magica per tutti gli amanti della musica italiana e in particolare del Festival di Sanremo.
Ebbene sì, ci siamo! Sanremo 2023 sta per cominciare.
Come dite? State pensando che paragonare Sanremo a Natale sia un po’ troppo esagerato? Forse sì, lo ammetto. O forse no.
Da più di settant'anni il Festival catalizza la nostra attenzione e ci fa vivere una settimana da favola. Certo, per respirarne la magia bisogna essere amanti della musica, dello spettacolo, della televisione, della cultura, della moda, delle storie e chi più ne ha più ne metta... Insomma, bisogna essere innamorati della kermesse musicale più importante dell'anno.
Un evento che da sempre sforna canzoni che poi diventano la colonna sonora delle nostre vite e del racconto del nostro paese. Un evento che va di pari passo con la storia della nostra amata Italia e che ne evidenzia il costume e la società con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. 
Pensateci bene. Siamo partiti nel 1951 con Grazie dei fiori cantata da Nilla Pizzi e siamo finiti lo scorso anno con Brividi cantata da Mahmood e Blanco, passando per Vola colomba, Nel blu dipinto di blu, Zingara, Adesso tu, Occidentali’s Karma e Soldi, solo per citare qualche titolo delle canzoni che hanno vinto. Titoli che messi uno in fila all'altro segnano un percorso, una evoluzione della musica che va a braccetto coi tempi che cambiano e che passano.
E qual è l'unico comune denominatore? Qual è la costante che tiene insieme un Gino Latilla che canta della bellezza di tutte le mamme del mondo con i Maneskin che invece riversano tutta la loro rabbia verso la gente che parla senza sapere di che ca… Diavolo parla?
È il Festival di Sanremo.
Il Natale della musica italiana.
Sul palco dell’Ariston - e su quello del Casinò di Sanremo per le prime edizioni - è sempre andata in scena la rappresentazione della nostra società. Idee, tendenze, rappresaglie, rivoluzioni culturali, messaggi politicizzati e, soprattutto, per fortuna, musica e canzoni.
Se la canzone italiana è arrivata a toccare ogni angolo del mondo è anche merito del Festival, di quello che è stato negli anni cinquanta e sessanta. A me affascina e suggestiona immaginare le famiglie raccolte intorno a una radio per ascoltare le canzoni di Modugno, della Zanicchi e della Pizzi; trovo sia un affresco meraviglioso di ciò che è stato il nostro bel paese.
Che poi è un po’ quello che succede anche oggi: chi di voi, amanti del Festival, non crea gruppi d'ascolto davanti alla TV almeno per la serata finale? In questo periodo dell'anno, per me, le parole che suonano meglio - messe una vicina all’altra - sono: pizza, birra e Sanremo.
Sembra o non sembra una serata bella come la vigilia di Natale?
Se invece ancora siete titubanti, se ancora non riuscite a vestire con la fantasia Amadeus da Babbo Natale, il mio consiglio è quello di prendervi qualche giorno di vacanza e andare a toccare con mano la Festa. Sì, con la effe maiuscola.
Siete mai stati a Sanremo durante la settimana del Festival?
Prendete il carnevale di Rio, le luci di Las Vegas, la magia natalizia di New York e mettetele insieme. Mischiate, salate a vostro piacimento e ancora non avrete raggiunto la realtà che si respira per le strada della cittadina ligure.
Le poche centinaia di metri che uniscono Piazza Colombo all'Ariston sembrano davvero il centro del mondo. Sembra di essere in una bolla, una di quelle che quando la giri cade la neve. Basta sostituire i fiocchi con i coriandoli e l'effetto è quello.
Si cammina lasciandosi trascinare dall'euforia della gente. Tutto quello che succede nel mondo si mette in pausa, anzi, tutto quello che accade nella vita di ognuna di quelle persone che vogliono essere parte della festa si prende un momento di tregua.
E parlo della gente comune, di noi. Di noi che sgomitiamo per riuscire a vedere un cantante da vicino, oppure che esultiamo per una performance seguita in diretta in uno dei tanti maxischermi, o ancora che aspettiamo per ore, mangiando sublimi tranci di focaccia, di ascoltare i nostri idoli durante una delle tante interviste che fanno per radio e televisioni dislocate in ogni angolo della città.
E poi, scusate, non dimenticate che a contorno di tutto questo circo c'è anche il mare.
Viste le temperature già gradevoli a febbraio non potrei certo paragonare Sanremo alla Lapponia, ma al paese dei balocchi sì, eccome.
Dunque non ci resta che metterci comodi e sentirci come in avvento.
Io per sicurezza ho scritto anche la letterina: caro Ama Natale, portaci tante belle canzoni da ricordare per tutta la vita. 

Stefano Buzzi


The end 

 
Il mio commento da coach alla rivista (simulata):
Maria Rita Sanna ha svolto con precisione il compito di immedesimiamoci in un caporedattore. La sua Rivista musicale si diversifica tra passato, presente e imminente futuro, facendo una passeggiata nel mondo musicale a 360 gradi. Un quadro davvero interessante e poliedrico.
Le redattrici Graziella Braghiroli, Maria Grazia Conti e il redattore Stefano Buzzi,  sono stati bravi a rispondere alle direttive di Maria Rita, scrivendo pezzi pertinenti alla tipologia di rivista scelta.
Complimenti a Maria Rita e alla sua squadra per l'esperimento riuscitissimo! 
A voi lettori di questo blog il giudizio, un pensiero, una critica nel bene e nel male serve a crescere.
Nei prossimi giorni posterò nel Blog (uno alla volta) gli altri esperimenti.


Alla prossima
dalla vostra
Stefania Convalle



 

 

2 commenti:

  1. Grazie Stefania nei tuoi laboratori è sempre un piacere confrontarsi con nuove sfide, imparare nuove cose e crescere nel nome della scrittura.
    Maria Rita Sanna

    RispondiElimina
  2. Molto bella anche questa rivista "musicale", complimenti a redattori e a Maria Rita per gli interessi articoli 👏👏

    RispondiElimina