Volevo solo avere più tempo

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Il nuovo romanzo di Stefania Convalle

lunedì 17 marzo 2014

Numero 198 - Magazine n° 6 "Cosa c'è sotto?" - 17 Marzo 2014



Rivista on line 
numero 6
del 17 Marzo 2014

In questo numero:
- Cosa c'è sotto? Di Stefania Convalle
- Vecchi diari. Di Stefania Convalle
- Joan Mirò. Di Cinzia in arte Fidanzacinzia


Cosa c'è sotto?

La fotografia dell'iceberg mi ha suggerito alcune considerazioni: ma cosa c'è sotto?
La prima cosa che mi è venuta in mente, reduce da qualche mese da un corso di medicina cinese, è che l'iceberg ben rappresenta l'approccio alla medicina vista da Oriente e vista da Occidente. L'Occidente, tendenzialmente, cura il sintomo e quindi la parte "visibile" dell'iceberg, mentre l'Oriente va a cercare la causa e per far questo prende in considerazione la persona nel suo insieme di corpomentespirito.

Ma a parte questa piccola dissertazione, la fotografia mi sembra una bella metafora per chiederci, senza farne una domanda velata di diffidenza: cosa c'è sotto?

Cosa c'è sotto, per esempio, a certi comportamenti che abbiamo e che notiamo negli altri, durante la vita?
Siamo capaci di "guardare oltre", o per meglio dire, riferendosi sempre alla foto in questione, andare in profondità nei rapporti con gli altri? 

Ci chiediamo, quando conosciamo qualcuno, cosa ci sia dietro la maschera che si indossa ogni giorno?

(Foto di Gianluca Sgattoni - fotografo emozionale)

(Foto di Gianluca Sgattoni - fotografo emozionale)

Prendo in prestito queste due belle foto di Gianluca Sgattoni,il fotografo emozionale che ci sta accompagnando in questi ultimi numeri della rivista, dove ci mostra delle maschere. E ben si sposano col nostro quesito di oggi: ma sappiamo davvero chi abbiamo davanti? In questa vita frenetica, fatta di rapporti virtuali e, a volte, superficiali, ci prendiamo la briga di fermarci a parlare davvero con gli altri, per conoscere l'anima e il cuore delle persone, cosa si portano dentro, il loro bagaglio di vita?

Vale la pena di chiederselo.
Secondo me.

Vecchi diari

Qualche tempo fa, sistemando casa, ho ritrovato un piccolo quadernino che fu il primo diario di mia madre, quello che iniziò a scrivere più di 70 anni fa, nel 1943, quando era una bambina di 10 anni.
A parte l'emozione di me-figlia nel leggere quelle parole che mi hanno ricordato parte del  suo background, sono rimasta colpita da un paio di paginette che raccontano, dal punto di vista di una bambina, i momenti di un bombardamento durante la seconda guerra, la paura, la fuga, la prepotenza dei tedeschi, l'arrivo degli inglesi e con un distacco emotivo dettato dall'innocenza della bambina stessa, quella frase terribile finale in cui racconta che "molta gente non era così contenta perché aveva perso i parenti nei bombardamenti o i tedeschi li avevano portati via."

A ognuno, le proprie riflessioni.





Joan Mirò
(1893 – 1983)


E’ un artista dalla personalità introversa, poco espansiva anche se profondamente gentile; nel suo intimo, esuberante per una inesauribile proliferazione di idee, di forme, di sentimenti contrastanti.

Lui stesso afferma “Sono di indole tragica, taciturna, tutto mi disgusta: la vita mi sembra assurda.” Ha, dunque, un carattere meditativo, spesso afflitto, in lotta con se stesso.

In apparenza, la sua arte è lontana da qualsiasi schema, selvaggia, ma, in realtà, rigorosamente calibrata, come il suo stesso temperamento; non bisogna lasciarsi ingannare dai magheggi del suo processo creativo, né dall’illusoria infantilità di certe sue espressioni figurali.

Nell’arte di Mirò ci sono delle “costanti”; per esempio, la tendenza verso un genere di composizione decisamente asimmetrica con conseguente ricerca del vuoto come elemento principale dell’opera, pur nel garbuglio di figure e di segni ed una decisa presenza di un colore timbrico.

La ricerca di una nuova spazialità non più volumetrica, diversa sia da quelle naturalistica, surreale che cubista, la creazione di un “alfabetario” di segni e l’aspetto grafico-decorativo del “lettering” per raggiungere anche nell’opera grafica di tipo pubblicitario una dignità che si ritrova nelle opere di arte “pura”.

A partire dal dipinto fondamentale “La fattoria” (1921 – 1922)


l’artista assume definitivamente la sua personalità d’inventore autonomo.

Le immagini più ricorrenti nei dipinti e nelle opere grafiche e plastiche di Mirò sono astri, soli, lune, esseri all’apparenza umana ed animalesca, elementi di origine sessuale, segni a forma di virgole, di accenti, di asterischi.

I “titoli” delle opere di Mirò sono un complemento importante della sua complessa poetica: essi sono quasi sempre costanti, perché la maggior parte di essi elencano componenti iconografiche dell’opera, fiori, uccelli, astri, donne, ecc.

Ma, spesso, i titoli si complicano, comprendendo precisi particolari ‘narrativi’:
-“Il diamante sorride al crepuscolo”
-“Volo d’uccello alla prima scintilla dell’alba”
-“Libellula dalle elitre rosse all’inseguimento di un serpente che guizza a spirale verso la stella cometa”

Solitamente, Mirò attribuisce il titolo all’opera a posteriori, talvolta dopo mesi, quando la configurazione del dipinto è ormai organizzata; quindi, non c’è un’intenzione iniziale di creare un determinato racconto secondo uno schema narrativo preesistente.

La sua arte nasce dalle pieghe profonde dell’inconscio e del sogno e riesce a far vivere, con l’uso di linee e colori l’universo immaginifico che è presente in ognuno di noi.

Le opere realizzate tra il 1926 ed il 1927 propongono figure fantastiche, quasi creature fiabesche, che spiccano su fondi saturi di colore.

(Figura che lancia una pietra ad un uccello – 1926)

( Cane che abbaia alla luna – 1926)

 ( Nudo – 1926)

 ( Fondo blu – 1927)

In seguito ad un viaggio nei Paesi Bassi, nel 1928, è fortemente influenzato dalla pittura fiamminga ed olandese, ricche di elementi figurativi, che gli ispirano la creazione di due opere:

( Interno olandese I – 1928)

 (Interno olandese II – 1928)

Il risultato è un vortice dinamico di esseri che si muovono all’interno di uno spazio coloratissimo dove regna la fantasia.

Profondissimi blu ed accesissimi rossi possono comunicare la sensazione del mare, del cielo e dell’infinito, oppure ricondurre alla rabbia ed alla disperazione; per esempio, nell’opera del 1937 “Natura morta con scarpa vecchia”, eseguita durante la guerra civile spagnola:



Tra il 1933 ed il 1936 realizza disegni-collages: una serie di ritagli di giornale che mostrano parti meccaniche oppure oggetti quotidiani attaccati su cartoni che si trasformano in figure astratte:
(disegno – collage – 1933)

Ciò che spinge Mirò a creare un quadro è l’emozione, procurata da qualsiasi cosa: un filo, una goccia, un granello di sabbia, da qualcosa di insignificante nasce un mondo al quale l’artista dà un titolo.

Per questo, Mirò rifiuta di definire astratte le sue opere, perché egli ritiene siano sempre espressione di una realtà, non fosse altro che quella “spirituale” dell’artista.

Intorno agli anni Quaranta inizia la sua produzione in ceramica; esegue piatti, vasi, ma anche imponenti opere decorative per spazi pubblici.

Poi, negli anni Sessanta si dedica alla scultura vera e propria, talvolta colorata, partendo da materiale trovato e poi assemblato insieme, fuso nel bronzo: un esempio è “Ragazza che se ne fugge” del 1968, dove le gambe rosse di un manichino si trovano sotto un volto giallo sormontato da un rubinetto.

Insomma, il suo intento creativo, sia in campo grafico-pittorico che in quello scultoreo, è dar vita alle immagini latenti che si risvegliano in lui e che si incarnano nei personaggi, nei paesaggi e nelle forme scultoree fantastiche.

E’ interessante notare che quando Mirò s’impadronisce di una tecnica e ne coglie i segreti, non l’abbandona fino a quando non la considera “esaurita”.

Infaticabile, tenace e mai appagato sperimentatore, un artista eclettico, pronto a rivelare sempre nuove ed ulteriori sfaccettature della sua ricchissima ed indomabile personalità.




3 commenti:

  1. Per rispondere a queste domande o per lasciare un proprio pensiero, vi ricordo come si fa ad inserire il commento: sopra lo spazio dove dovreste scrivere il testo c'è una scritta che dice COMMENTA COME e sulla stessa riga trovate una piccola freccia sulla quale dovete cliccare; uscirà un elenco e cliccate su NOME/URL, si aprirà una nuova finestra e dovete scrivere il vs nome o nick dove c'è scritto NOME; poi cliccate su CONTINUA, inserite il testo e cliccate su PUBBLICA. Più facile di così!!!

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  2. dev'essere una forte emozione leggere il diario della nostra mamma quando era bambina..noi siamo state protette,siamo cresciute in un periodo meno difficile anche grazie a loro..Hanno provato la paura per la guerra,paura che a noi grazie al cielo non abbiamo provato direttamente.
    l'articolo su Mirò devo ripercorrerlo bene,mi rendo conto che è molto importante conoscerlo ma è un po' più difficile da capire questo artista così "intricato"

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    1. Eh sì, cara Michela, quelli della nostra generazione sono stati più fortunati!
      Aspettando le tue riflessioni su Mirò e su "Cosa c'è sotto?", ti mando un salutone:-)

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